Vittoria parziale per OpenAI contro tre autori che hanno accusato l’azienda californiana di aver addestrato i modelli di intelligenza artificiale generativa con le copie pirata dei loro libri. La giudice Araceli Martínez-Olguín ha però mantenuto l’accusa principale, ovvero la violazione diretta del copyright. Intanto lo US Patent and Trademark Office (USPTO) ha stabilito che un sistema IA non può essere considerato un inventore.
Possibile processo per OpenAI
Sarah Silverman, Christopher Golden e Richard Kadrey hanno denunciato OpenAI all’inizio di luglio 2023. I tre autori affermano che l’addestramento dei modelli usati per ChatGPT è avvenuto con le copie digitali pirata dei loro libri, acquisite illegalmente da Bibliotik, Library Genesis, Z-Library e altre “shadow library”.
Le accuse contro OpenAI erano sei: violazione diretta del diritto d’autore, violazione indiretta, violazione del Digital Millennium Copyright Act (DMCA), concorrenza sleale, negligenza e ingiusto arricchimento. OpenAI ha chiesto a fine agosto 2023 di respingere tutte le accuse tranne la prima, in quanto verrà contestata in una fase successiva del procedimento.
La giudice ha respinto la maggioranza delle accuse. Rimangono valide quelle sulla violazione diretta del copyright (che OpenAI non ha ancora contestato) e sulla concorrenza sleale, in quanto l’azienda californiana non ha chiesto il permesso per usare i libri a scopo commerciale.
Per quanto riguarda le altre accuse, i tre autori non hanno fornito sufficienti prove per dimostrare la condotta fraudolenta di OpenAI e che l’output di ChatGPT contiene copie dirette del libri protetti dal copyright. Gli autori possono però presentare una denuncia aggiornata entro il 13 marzo.
Rimanendo in tema, lo US Patent and Trademark Office (USPTO) ha confermato che un sistema di IA generativa non può essere considerato un inventore, quindi non è possibile registrare un brevetto di un’opera creata esclusivamente dall’IA. Deve essere dimostrato che il maggiore contributo arriva da una persona reale.