WebTheatre/ La TV attraverso la Rete

WebTheatre/ La TV attraverso la Rete

di Gabriele Niola - Le manifestazioni online della tv generalista non sono prodotti per il web. Continuano a enunciare senza attendersi rielaborazione, usano la Rete solo come un'antenna
di Gabriele Niola - Le manifestazioni online della tv generalista non sono prodotti per il web. Continuano a enunciare senza attendersi rielaborazione, usano la Rete solo come un'antenna

L’autoproclamato “sisma mediatico” della messa in onda di Raiperunanotte sui canali satellitari e contemporaneamente online su diverse piattaforme (come si conviene in questi casi) ha scatenato facili entusiasmi, specialmente nei riguardi delle potenzialità della Rete, che da tempo nell’immaginario comune si è ritagliata il ruolo di fiera oppositrice di qualunque cosa provenga dalle fonti istituzionali (con il blog di Grillo in capo). Quello che però la messa in onda online di Raiperunanotte ha mostrato è solo lo stato infantile del video in rete italiano e la sua insulsa subalternità agli altri media. Scacciati dalle altre destinazioni i professionisti del video “scelgono” la Rete. Salvo poi non fare nessuno sforzo di comprendere il medium.

Enrico Mentana A proposito dell’exploit di Santoro e di quello solo di qualche giorno precedente di Enrico Mentana su Corriere.it già ha scritto da questi server Massimo Mantellini, facendo correttamente notare come si sia confusa “una audience usuale e televisiva con qualcosa che ancora di fatto non esiste” e precisando che “la migrazione dei contenuti televisivi sul web apre una possibilità di svelamento tecnologico rivolta ad un numero ampio di soggetti capitati lì quasi per caso”, dando modo ad un numero ampio di cittadini di “approdare a strumenti informativi migliori di quelli di cui attualmente dispone”. Gli estratti riportati provengono da punti molto lontani nel testo originale, tuttavia il senso non è diverso.

Da un punto di vista centrato più su quello che si fa in Rete che su quello che da fuori si cerca di fare della Rete, i contenuti televisivi travasati senza nessun tipo di adattamento sono un falso ingresso. Adnkronos riporta dichiarazioni di Santoro secondo le quali “Sommando le connessioni sul nostro sito, su Repubblica.it, Stream, Fastweb, Tiscali e Corriere.it oltre 300mila persone erano connesse simultaneamente. Una tv su internet in grado di presentare e di sfidare La7”: ad essi vanno anche aggiunti i 700mila accessi alla diretta in streaming dal sito del Tg3 dichiarati dallo stesso canale.

Cifre astronomiche anche se prese con le pinze, che nessun video presente in Rete (in streaming o on demand) si sogna di raggiungere al momento della sua messa online e che del resto non appartengono a questo giro, perché quei contenuti non hanno nulla a che vedere con la Rete e non sono qui per rimanere. È la televisione che gentilmente viene ospitata dalla Rete visto che non ha dove dormire, ma in nessun modo è la televisione in Rete, se mai questa locuzione possa avere senso.

Mentana Condicio come del resto Raiperunanotte sono contenuti pensati per la tv anche se essa li ha rifiutati (a dire il vero il secondo è stato originariamente preso da Current TV che ha fatto segnare gli ascolti televisivi migliori e la campagna mediatica più efficace) e solo poi finiti in Rete in quanto canale disponbile a tutti. Ovvio che i numeri siano alti, sia per la presenza di nomi di richiamo, sia per i luoghi della Rete in cui sono ospitati, sia infine per la caratteristica di “evento proibito” che li contraddistingue.
In nessun modo però si forma un possibile pubblico per il video in Rete, perché questi programmi nulla hanno a che vedere con esso. Si tratta di trasmissioni che enunciano senza pensare al proprio pubblico come un soggetto capace di rielaborare quei contenuti. Come accade in televisione anche in Rete questi programmi hanno replicato una logica che è da vecchi media, quelli che non guardano i loro spettatori se non a posteriori per comprenderne la composizione e intercettarne i gusti.
Raiperunanotte e Mentana Condicio usano la Rete, nel migliore dei casi, come un’antenna, sfruttando meccanismi come le chat e i social network per “ripetere” il loro segnale e la loro presenza senza porsi il problema di affrontare un pubblico e un mezzo diversi con un linguaggio e un approccio diversi. È la tv attraverso la Rete non la tv in Rete.

Non solo. L’onda lunga di simili esperimenti peggiora anche la qualità degli interventi degli spettatori/utenti i quali, sebbene si trovino in Rete e non davanti ad un televisore, spontaneamente hanno reagito a ciò che vedevano nella medesima maniera in cui reagiscono ai contenuti televisivi: prolungando l’eco di messaggi che non prevedono risposta. Comunicati più che conversazioni.

In questi anni abbiamo visto come la Rete abbia il suo miglior pregio nella rielaborazione dei contenuti e nell’instaurazione di conversazioni, il video in Rete già ora fa queste cose, produce contenuti che guardano i suoi spettatori alla loro altezza e non dall’alto verso il basso, cambia il mezzo video come ha cambiato nel tempo la scrittura: prendendo le distanze dal mondo professionale di produzione di contenuti, aprendo la comunicazione a chiunque, azzerando le barriere all’ingresso, democratizzando la distribuzione e la veicolazione di contenuti e soprattutto facilitando la creazione di sistemi nei quali non si enuncia ma si parla.

I prodotti di Santoro e Mentana sono stati stravaganze da periodo elettorale italiano: non possono essere considerati un modo possibile di fare video in Rete.

RAIPERUNANOTTE

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
1 apr 2010
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