Dopo aver pagato una multa salata alla Federal Communications Commission (FCC) per aver interferito con il segnale WiFi degli hotspot personali dei suoi clienti, la catena di alberghi Marriott è partita al contrattacco chiedendo alla stessa FCC di stabilire la legittimità delle pratiche di jamming delle connessioni wireless non autorizzate.
Le regole della commissione federale statunitense stabiliscono infatti che nessuno possa bloccare i segnali di una rete WiFi privata, una rete che i clienti Marriott che hanno denunciato la catena avevano usato in alternativa agli hot spot “ufficiali” dell’albergo dal costo (non esattamente economico) di 250-1.000 dollari per punto di accesso.
La richiesta formulata da Marriott presso FCC sostiene invece che la pratica di jamming del WiFi sia perfettamente legittima, perché rientra nelle “pratiche ragionevoli di gestione della rete” telematica e fa uso di apparati telematici già ufficialmente autorizzati dalla Commissione.
Persino l’industria delle carte di credito chiede che i provider di connettività controllino e gestiscano le reti per “garantire un ambiente sicuro in cui processare le transazioni” finanziarie, ha sostenuto Marriott (assieme ad American Hotel & Lodging Association, e Ryman Hospitality Properties), quindi il jamming del WiFi dovrebbe rientrare nelle pratiche legalmente autorizzate dalla FCC.
Di parere opposto sono invece Microsoft e Google, che hanno risposto alla richiesta di commenti di FCC sulla proposta di legalizzazione del jamming del WiFi formulata da Marriott, e hanno riaffermato il fatto che il segnale WiFi opera nello spettro delle frequenze elettromagnetiche non sottoposte a licenza commerciale. L’autorizzazione a bloccare le reti wireless personali andrebbe contro il pubblico interesse dell’uso privato delle frequenze radio libere, spiegano le due corporation.
Alfonso Maruccia