Wikipedia, P2P per i video

Wikipedia, P2P per i video

La fondazione che gestisce la celebre enciclopedia partecipativa ha avviato le prime sperimentazioni nell'utilizzo di una tecnologia di tipo peer to peer per la condivisione dei contenuti video
La fondazione che gestisce la celebre enciclopedia partecipativa ha avviato le prime sperimentazioni nell'utilizzo di una tecnologia di tipo peer to peer per la condivisione dei contenuti video

La banda costa, sempre, e quella messa a disposizione da Wikimedia Foundation per i contenuti video aggiunti dagli utenti su Wikipedia potrebbe arrivare a saturare l’intero budget della fondazione. Il numero di video postati dai wikipediani cresce a vista d’occhio, e per ovviare alla situazione la Foundation ha avviato la sperimentazione di una tecnologia di tipo peer to peer capace di allentare lo stress sui server dell’enciclopedia libera.

La tecnologia P2P scelta da Wikimedia è quella sviluppata dal consorzio europeo P2P-Next , e prende la forma di una versione rinnovata e corretta del player-client multimediale SwarmPlayer . Giunto alla versione “developers preview” 2.0, SwarmPlayer è ora un plug-in per il browser Firefox (con una versione specifica per Internet Explorer in arrivo) che si connette a uno “swarm” di peer su rete BitTorrent per scaricare (e condividere a sua volta) un flusso audiovisivo.

L’installazione del plug-in da parte dell’utente finale – quello che accede a Wikipedia e visualizza la clip video – consente a quest’ultimo di entrare a far parte dello swarm e di tenere sotto controllo i flussi condivisi attraverso un’interfaccia grafica appositamente progettata.

Per chi non fosse dotato della nuova incarnazione di SwarmPlayer è previsto il trasferimento diretto del video, dai server Wikimedia al sistema dell’utente. In entrambi i casi il video viene somministrato attraverso un player in standard HTML5 fornito da Kaltura.

Come sottolinea l’esperto video di Wikimedia Michael Dale, l’avvio dell’esperimento SwarmPlayer è una necessità più che un’opzione : “Alla fine i costi per la banda potrebbero arrivare a coprire tutto il budget della fondazione o lasciare poche risorse per altri progetti e programmi – dice Dale – Per tale ragione è importante cominciare a esplorare e sperimentare con piattaforme di distribuzione e partnership future”.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
28 set 2010
Link copiato negli appunti