YouTube revoca i ban per la disinformazione su COVID-19

YouTube revoca i ban per la disinformazione su COVID-19

La lettera inviata da Alphabet condanna le pressioni dell'amministrazione Biden e strizza l'occhio ai fedelissimi di Donald Trump.
YouTube revoca i ban per la disinformazione su COVID-19
La lettera inviata da Alphabet condanna le pressioni dell'amministrazione Biden e strizza l'occhio ai fedelissimi di Donald Trump.

YouTube ha deciso di revocare tutti i ban imposti nel periodo COVID-19 a causa della disinformazione. È quanto si legge nella lettera che la società ha inviato a Jim Jordan, fedelissimo di Donald Trump e attuale presidente della Commissione di Giustizia della Camera.

A dimostrazione dell’impegno dell’azienda nei confronti della libertà di espressione, YouTube offrirà a tutti i creatori l’opportunità di rientrare sulla piattaforma qualora l’azienda abbia chiuso i loro canali per ripetute violazioni delle norme relative al COVID-19 e all’integrità elettorale che non sono più in vigore.

Via i ban di YouTube per la disinformazione su COVID-19

Il messaggio è firmato da un legale di Alphabet, la parent company che controlla la piattaforma. Un documento di cinque pagine in cui si sottolinea l’importanza delle voci conservatrici nel dibattito civico, puntando il dito contro alcuni alti funzionari dell’amministrazione Biden per aver esercitato pressioni in merito ai contenuti riguardanti la pandemia.

Tra coloro colpiti dai ban per disinformazione su COVID-19 ci sono Steve Bannon del podcast War Room, Dan Bongino (conduttore, scrittore ed ex agente dei servizi segreti) e Sebastian Gorka (in entrambe le ultime amministrazioni a guida repubblicana). C’è anche Robert F. Kennedy Jr, attuale responsabile per la sanità.

A far scattare le espulsioni, durante la crisi sanitaria, sono state le linee guida introdotte da YouTube per evitare che si diffondessero informazioni potenzialmente pericolose come quelle di chi consigliava di bere candeggina per sconfiggere il virus (fu lo stesso presidente Trump a farlo).

Un altro passaggio della lettera su cui vale la pena porre l’attenzione è quello relativo al fact checking. Si legge che a differenza di altre grandi piattaforme, YouTube non ha implementato un programma di fact-checking che identifichi e compensi i partner di fact-checking per la produzione di contenuti a supporto della moderazione. Come alternativa, dallo scorso anno è disponibile una funzionalità che permette agli utenti di aggiungere note per associare un contesto al video, ad esempio specificando che si tratta di una parodia o di satira.

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Pubblicato il
24 set 2025
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