5G: tutti lo vogliono ma nessuno sa ancora cos'è

5G: tutti lo vogliono ma nessuno sa ancora cos'è

Aziende e università sparse per il mondo annunciano partnership in funzione dello sviluppo delle comunicazioni mobile di prossima generazione.
Aziende e università sparse per il mondo annunciano partnership in funzione dello sviluppo delle comunicazioni mobile di prossima generazione.

Le reti per le comunicazioni cellulari di quinta generazione (5G) sono uno degli argomenti “hot” del momento, una tecnologia ancora tutta da definire che però già smuove investimenti intercontinentali , partnership ai massimi livelli e sperimentazioni con l’obiettivo comune di moltiplicare la banda, le connessioni e i denari di un mercato, quello del business mobile, calcolato in perenne ascesa.

Una delle partnership per il 5G è ad esempio quella annunciata tra IBM ed Ericsson , un lavoro congiunto per lo sviluppo di una tecnologia di microantenne in configurazione phased array (centinaia di antenne integrate in un singolo chip più piccolo di una carta di credito) capace di gestire una banda mobile da 5 gigabit al secondo e oltre.

Tutto questo mentre il 4G non si è ancora diffuso al punto da potersi considerare lo standard delle comunicazioni cellulari (e in Italia non si può dare per scontato nemmeno il 3G), ma anche NEC Electronics e Samsung lavorano (assieme a centri accademici iraniani e cinesi) alla connettività 5G “software-defined”, una tecnologia che offre solo vantaggi e dovrebbe portare a velocità di download teoriche da 10 gigabit al secondo.

È ovviamente interessata alle reti 5G anche il colosso cinese Huawei, che per l’occasione entra in una collaborazione stretta con i provider sudcoreani (SK Telecom, KT e LG Uplus) per sviluppare e installare (entro il 2020) connessioni mobile 1.000 volte più veloci di quelle 4G. Al momento Huawei gioca un ruolo particolare nel mercato 4G, visto che l’azienda detiene un brevetto fondamentale per la tecnologia LTE (lo standard di fatto per le connessioni 4G) e deve fronteggiare la Corte di Giustizia europea: la questione sta nello stabilire, per Huawei, l’obbligo di concedere in licenza il succitato brevetto (a prezzi non discriminatori e allineati al mercato) alle aziende interessate a sfruttarlo.

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Pubblicato il
28 nov 2014
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