Acer smanetta col gaming aperto

Acer smanetta col gaming aperto

L'azienda taiwanese lascia trapelare l'intenzione di voler sviluppare una game machine basata su standard aperti. Rivoluzione del mercato o impresa senza speranza?
L'azienda taiwanese lascia trapelare l'intenzione di voler sviluppare una game machine basata su standard aperti. Rivoluzione del mercato o impresa senza speranza?

Tremino i player che si contendono il mercato delle console basate su standard proprietari: Acer ha annunciato di voler svecchiare la propria offerta, ha lasciato trapelare l’intenzione di voler iniziare a competere sul mercato del gaming con una macchina basata su standard aperti .

L’epicentro dei rumors è riconducibile ad una dichiarazione che il vicepresidente dell’azienda taiwanese James T. Wong si è lasciato sfuggire nel corso di una conferenza stampa: l’idea di mettere in gioco tecnologie non proprietarie nell’hardware destinato al gaming sarebbe una scelta dirompente in un mercato sorretto da standard proprietari , da esclusive, da licenze rilasciate agli sviluppatori.

“Se si guarda al mercato delle game machine che esistono ora, sono tutti sistemi chiusi e proprietari” ha osservato Wong: ma Acer potrebbe ritagliarsi uno spazio nel mercato dell’hardware per la videoludica dando vita ad un sistema basato su standard aperti, un sistema che potrebbe allettare i produttori di game, incoraggiati a sviluppare senza vincoli.

Ancora non è chiaro se la piattaforma a cui sta pensando Acer sia una console o un PC, non è chiaro se gli standard aperti citati da Wong siano realmente open o siano piuttosto standard promossi e condivisi fra i colossi che hanno fondato la PC Gaming Alliance nel tentativo di smentire le stime che decretano il prossimo fallimento del mercato videoludico ritagliato sul PC.

Non è altresì chiaro come possa declinarsi l’offerta di hardware annunciata da Acer, quale il modello di business che guidi l’azienda taiwanese nell’impresa: standard aperti significano libertà per i produttori di game che, slegati dal pagamento di royalty, potrebbero sviluppare liberamente per la piattaforma Acer.

L’azienda taiwanese, non potendo contare su fruttuosi accordi con gli editori di game, dovrebbe quindi trarre guadagni dalla vendita dell’hardware, una strategia che si contrappone a quella dei colossi delle console che, sicuri di poter incamerare guadagni sul fronte del software, possono permettersi di svendere le macchine per ampliare la propria base d’utenza. Ma Acer potrebbe fare leva sul parco titoli che una piattaforma aperta potrebbe garantire, una motivazione che sarebbe in grado di spingere gli utenti a sborsare qualcosa di più per accaparrarsi una macchina con la quale godere di un’offerta più variegata. C’è però chi è convinto del fatto che Acer si stia imbarcando in un’impresa senza sbocchi: sviluppare un videogame richiede investimenti non indifferenti, per questo motivo i produttori scelgono di lavorare su piattaforme che possano vantare un’ampia base installata.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
18 mar 2008
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