Agenda Digitale, avanti nonostante la crisi di governo

Agenda Digitale, avanti nonostante la crisi di governo

I problemi politici non fermano l'idea: Diego Piacentini continua a costruire il suo team di specialisti per la digitalizzazione della PA.
I problemi politici non fermano l'idea: Diego Piacentini continua a costruire il suo team di specialisti per la digitalizzazione della PA.

Che ne sarà dell’Agenda Digitale dopo la crisi di governo? Il neopresidente del progetto, Diego Piacentini, non si dà per vinto e rassicura circa la volontà di proseguire il suo mandato e soprattutto coronare la voglia di “digitale” dell’Italia. Solo poche ore fa ha pubblicato un articolo preso in prestito dal mondo musicale che recita: “Il buon jazzista sa che suonare implica anche – e a volte soprattutto – suonare di meno, suonare solo ciò che è necessario, sapendosi prendere pause e imparando ad ascoltare gli altri musicisti, perché si crei l’armonia giusta” – la citazione è del musicista Enrico Rava.

Si va avanti quindi, pur coscienti che due anni non basteranno (tanto durerà il mandato) al Team di Trasformazione Digitale (appena istituito e che collaborerà con lo zoccolo duro già istituito a novembre) a digitalizzare la Pubblica Amministrazione italiana. E soprattutto coscienti che non c’è tempo da perdere, ogni ostacolo (la crisi di governo non è di certo l’unico) non farà altro che rendere più inerpicato il sentiero.

Agenda Digitale

Piacentini, che nonostante i suoi commenti filosofici è persona concreta, ha ribadito che il suo obiettivo è far sì che “la digitalizzazione non sia più straordinaria ma diventi la normalità nella PA. Ebbene, il mio principale obiettivo sarà, paradossalmente, fare in modo che il mio stesso ruolo di commissario straordinario cessi di esistere”. Per potersi sfilare Piacentini dovrà prima costituire il cosiddetto sistema operativo Paese. “L’innovazione non è un punto di arrivo ma un percorso” conferma lui stesso, in un recente tweet .

Che si va avanti è dimostrato anche dalle recenti nomine dei “digital specialist” scelti per digitalizzare l’Italia. Tra questi spiccano Gianluca Varisco (un trascorso in Red Hat seguito da sviluppo di soluzioni di cifratura per telefonia fissa e mobile e negli ultimi quattro anni specializzato in cybersecurity e infrastruttura per incubatore di startup di Berlino), Daniela Battisti (specializzata in relazioni internazionali e tecnologia con un passato come coordinatore del Centro Studi di Lucio Stanca,  Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie dal 2001 al 2006), Mirko Calvaresi (trascorsi come technical project manager all’estero e appassionato di sviluppo e creazione di architetture di componenti open source), Federico Feroldi (software architect e fondatore di ben tre startup nella Silicon Valley incentrate su cloud, tech recruiting e analytics) e Carlo Contavalli (software architect preso in prestito da Google). Altri nomi verranno resi invece noti a gennaio.

“Gettare le fondamenta, cominciando a realizzare i primi componenti di questo sistema operativo è l’obiettivo principale del nostro Team. Ci impegneremo nella realizzazione di questa visione, adottando uno stile di management agile, collaborativo ed efficace, condividendo con cittadini, imprese e pubblica amministrazione il nostro lavoro” precisa Piacentini, che prosegue: “la sicurezza è il primo punto del nostro manifesto tecnologico ed è sempre il primo nostro pensiero”.

Oltre alla sicurezza , gli altri punti programmatici (sono 12 in totale) sono altrettanto ambiziosi e corrispondono a strumenti da sviluppare e soprattutto integrare nella trama digitale che si sta tessendo. Questi contemplano Anagrafe Nazionale Popolazione Residente ovvero dati unici e in un unico posto; PagoPA ovvero basta un click per pagare; SPID ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale; ecosistema di applicazioni che comunicano tra loro; lavoro di squadra grazie alle community ; progetto aperto ; cittadinanza digitale ovvero il cittadino sceglie come venire a contatto con la PA; un procedimento amministrativo standard in digitale per esercitare gli stessi diritti; meno leggi e più software e infine digital governance .

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Pubblicato il 20 dic 2016
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