Washington (USA) – Arriva da Cupertino, sede del quartier generale di Apple, un dossier di 30 pagine vergato dai legali dell’azienda della Mela su precisa direttiva di Steve Jobs, boss di Apple. Una memoria che accusa Microsoft e chiede agli stati che perseguono l’azienda nel processo antitrust di non fidarsi dell’accordo proposto dalla softwarehouse di Bill Gates.
Il dossier di Apple aggiunge peso alle critiche che da diversi giorni vengono scagliate da molti, procuratori compresi, contro la proposta di accordo di Microsoft, una proposta che prevede un forte impegno “riparatorio” dell’azienda nelle scuole, un mercato sul quale Apple conserva una importante quota di mercato. Fino a questo momento la proposta Microsoft ha incontrato il benestare del Ministero della Giustizia e di nove dei diciotto stati coinvolti nel processo antitrust.
Come si ricorderà, il piano Microsoft prevede importanti donazioni tecnologiche a migliaia di istituti scolastici fino ad oggi svantaggiati da una situazione economica non particolarmente rosea. Ma il probabile arrivo di grandi quantità di software Microsoft a costo zero viene percepito come una ulteriore indebita turbativa di mercato. E, secondo molti, la “sanzione” per concludere il procedimento antitrust equivarrebbe a dare all’azienda di Gates una corsia privilegiata in uno dei pochi mercati nei quali non dispone di una posizione dominante.
Ed è proprio questa la tesi che Apple intende portare avanti con tutto il peso del proprio nome e del ruolo centrale nel mercato delle tecnologie didattiche. Ma se occorrerà aspettare ancora una o due settimane per avere il parere del tribunale sull’accordo proposto da Microsoft, Apple ora spinge gli stati che pensano comunque di continuare il processo contro l’azienda di Gates a non demordere.
“Circa metà dei computer nelle scuole oggi sono computer Apple – ha tuonato Steve Jobs – e noi siamo i secondi fornitori in assoluto alle scuole e i maggiori fornitori di computer portatili. Detto questo, siamo stupiti che un accordo imposto contro Microsoft per aver violato la legge dovrebbe consentirle, anzi incoraggiarla ad entrare in modo anticompetitivo in questo settore, uno dei pochi mercati dove non dispongono di potere monopolistico”.
“Oggi – ha continuato Jobs – le nostre scuole hanno una scelta, e fino ad oggi hanno scelto Apple metà delle volte. Noi riteniamo che le nostre scuole meritino di mantenere le proprie possibilità di scelta, e ai nostri bambini va offerto qualcosa di meglio che imparare su vecchi e rimaneggiati computer Windows-Intel”.
I missili da Cupertino non sono certo l’unica critica che Microsoft deve fronteggiare. Basti pensare che oltre alla protesta di Apple, al giudice che presiede il tribunale è arrivata richiesta di rifiutare l’accordo di Microsoft anche dall’Associazione dell’industria dei computer americana (CCIA) e dall’Istituto americano antitrust. Entrambe le richieste portano motivazioni analoghe a quelle formulate da Apple.
E mentre Jobs faceva illustrare al tribunale le proprie tesi, Microsoft ha fatto sapere che il caso antitrust che coinvolge l’azienda presso l’Unione Europea può essere risolto. In una intervista, il consigliere generale associato di Microsoft, John Frank, ha spiegato che l’azienda “darebbe il benvenuto ad una opportunità di incontrare la Commissione per discutere se vi sia un modo amichevole per risolvere il caso”.
Come noto la Commissione sta lavorando per accertare se Windows sia stato disegnato da Microsoft in modo tale da impedire alle applicazioni delle softwarehouse concorrenti di girare sul sistema operativo bene quanto i programmi realizzati dalla stessa Microsoft. E sta ragionando sulle modalità con cui Microsoft ha incluso il proprio Windows Media Player all’interno del sistema operativo.