Apple. Il crollo

Apple. Il crollo

La discesa del 52 per cento nella capitalizzazione appare ben superiore alla realtà dei problemi dell'azienda di Jobs. Apple si è scontrata con un trimestre poco brillante e con vendite al di sotto delle attese. Fine del miracolo?
La discesa del 52 per cento nella capitalizzazione appare ben superiore alla realtà dei problemi dell'azienda di Jobs. Apple si è scontrata con un trimestre poco brillante e con vendite al di sotto delle attese. Fine del miracolo?


San Jose (USA) – Pare proprio che sia bastato un trimestre poco brillante e vendite al di sotto delle aspettative per provocare una disastrosa fibrillazione dei mercati sul titolo Apple: in poche ore l’azienda di Steve Jobs ha visto “bruciare” metà della sua capitalizzazione. Si tratta di un crollo borsistico che non ha precedenti nella storia del colosso di Cupertino e ne ha ben pochi nella storia del Nasdaq in generale. Ma è un crollo che a molti, a qualche ora dagli avvenimenti, sembra decisamente “sopra le righe” rispetto ai problemi incontrati da Apple sulla sua strada.

Il panico degli investitori, che in poche ore ha portato Apple ad essere il titolo più venduto del Nasdaq, è salito alle stelle quando l’azienda ha annunciato per l’ultimo trimestre risultati inferiori alle attese dovuti a tre elementi: vendite inferiori delle aspettative per il nuovissimo Cube, calo delle vendite nelle scuole e nelle università (generalmente settembre è il mese d’oro in questo settore per Apple), rallentamento delle vendite dei prodotti Apple.

Al di là delle molte considerazioni che gli analisti si lanciano l’un l’altro in queste ore, va detto che un crollo di così ampia portata segnala una debolezza di Apple che in molti speravano fosse superata. Come si ricorderà, il ritorno di Steve Jobs alla guida della Mela non solo aveva riavvicinato ad Apple il tramortito e indispensabile “zoccolo duro” dei fan ma aveva portato ad un rilancio rapido dell’azione attraverso alcune geniali intuizioni del suo fondatore, a cominciare dall’iMac, il singolo personal computer che più ha venduto nella storia, l’iBook e via dicendo.

Una fragilità che si è palesata con l’enormità della reazione in Borsa ad un trimestre non brillante che segue però una lunga serie di trimestri in forte crescita. Una debolezza che, secondo alcuni, va ascritta anche alla riduzione delle linee di prodotto di Apple voluta da Jobs per ottimizzare gli investimenti: è bastato il pessimo risultato (fin qui) dell’ultimo prodotto, il G4 Cube, per dare la “stura” ai timori degli investitori.

Dopo la batosta, al quartiere generale Apple la parola d’ordine è ottimismo. Lo stesso Steve Jobs, restìo a comunicazioni che lui stesso non abbia previsto, ha dovuto esprimersi in fretta e furia affermando che “Sebbene questo rallentamento sia deludente, abbiamo così tanti nuovi prodotti e programmi in cantiere, come il MacOS X all’inizio dell’anno prossimo, che rimaniamo fiduciosi sul nostro futuro”.

Di certo per Apple si apre una nuova fase e nei prossimi giorni dagli investitori arriveranno i segnali che faranno capire se l’ottimismo di Jobs è condiviso o meno dai mercati. Ma se il Cube non “sveglia le vendite” è probabile che Apple vada incontro ad un trimestre, il prossimo, ancora più difficile. E intanto c’è chi parla di un possibile sbarco di una nuova catena di negozi Apple. Di confermato non c’è niente… Basterà?

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Pubblicato il
2 ott 2000
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