Roma – Incidente diplomatico quello che si rischia in queste ore tra Apple e Microsoft dopo che l’intraprendente divisione israelitica della prima ha chiesto a mezzo mondo di fare pressioni sulla seconda affinché localizzi in ebraico la versione Mac della suite da ufficio Office.
Il problema rilevato da Itzik Radishkovitz, CEO di Yeda , rappresentanza locale di Apple, è ovviamente quello del rischio di perdita di clienti. Usare Office in ebraico in Israele oggi significa infatti dotarsi di sistemi Windows. Ciò vuol dire enormi difficoltà nel piazzare macchine Apple presso la Pubblica Amministrazione e le istituzioni.
Radishkovitz accusa esplicitamente Microsoft non solo di non aver voluto, fin dal 1998, supportare l’ebraico ma persino di aver rifiutato l’offerta di Yeda di pagare i costi della localizzazione. “Diteci quanto ci costerà – ha affermato il manager – quanti soldi volete… Perché noi siamo pronti a pagare”.
Secondo Radishkovitz è ora che le comunità ebraiche si facciano sentire con Microsoft affinché il supporto per la lingua giunga anche su Mac.
A sottolineare la delicatezza (o forse la secondarietà) della cosa c’è il fatto che sull’argomento né dal quartiere generale di Apple né da quello di Microsoft è finora pervenuto alcun commento sulla questione.