Ashley Madison, battaglia di nervi

Ashley Madison, battaglia di nervi

Continuano le rivelazioni sulla piattaforma di incontri. Tra email che dimostrano il comportamento senza scrupoli del management e nuove minacce legali all'orizzonte
Continuano le rivelazioni sulla piattaforma di incontri. Tra email che dimostrano il comportamento senza scrupoli del management e nuove minacce legali all'orizzonte

Stando alle email riservate carpite dai cracker che hanno fatto breccia nei server di Ashley Madison , gli amministratori non si facevano problemi a ipotizzare attacchi nei confronti della concorrenza con relativo furto di dati sensibili degli utenti.

In una conversazione telematica avvenuta tra il CTO di Ashley Madison Raja Bhatia e il CEO di Avid Life Media (proprietaria di Ashley Madison) Noel Biderman, infatti, si parla di un buco nella sicurezza di Nerve.com , magazine online che all’epoca (l’e-mail è datata fra i 2012 e il 2015) aveva lanciato un proprio servizio di incontri.

Bhatia aveva scoperto una vulnerabilità sul sito, un problema grave grazie al quale era riuscito ad accedere all’intera infrastruttura tra database utenza, messaggistica, servizi finanziari e tutto il resto: in risposta Biderman aveva proposto di “rubare” le email degli utenti, ricevendo a sua volta un commento negativo da parte di Bhatia.

La reazione ufficiale di Avid Life Media ha descritto le email tra i due manager come prese “fuori dal contesto”, visto che la conversazione (del 2012) avrebbe in realtà riguardato la possibile acquisizione di Nerve.com da parte della società canadese.

Quel che è certo è che il caso Ashley Madison si fa sempre più “hot”, tra denunce di possibili suicidi di utenti del servizio e una “taglia” di 376.000 dollari offerta da Avid Life Media per l’identificazione e l’arresto dei responsabili della breccia.

Nel mentre gli studi legali preparano nuove class action , e i membri del sito dedito all’adulterio si vedono recapitare email truffa o veri e propri tentativi di estorsione. Al servizio nato per verificare la propria presenza nel database finito online ( Have I been pwned o HIBP), infine, i tanti messaggi degli utenti si alternano fra richieste di informazioni, richieste di accesso ai dati “grezzi”, preoccupazioni personali e familiari, paura, disperazione e persino commenti esultati sulla “giustizia” caduta sui fedifraghi.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
26 ago 2015
Link copiato negli appunti