La strada che porta ad un differente regime fiscale nel rapporto tra Europa e Big Tech della Silicon Valley giunge ad un nuovo ennesimo stop. Amazon, infatti, ha vinto la propria battaglia legale contro l’Europa e, dopo il precedente annullamento di una mega-sanzione ad Apple, l’Europa sembra avere le armi spuntate. Margrethe Vestager, commissaria antitrust, è il nome che più di ogni altro deve incassare il colpo, ma di fatto è da tempo in atto una strategia parallela per arrivare in qualche modo a meglio definire la questione.
Amazon vince il ricorso contro l’UE
La vittoria di Amazon è relativa alla sanzione da 250 milioni di euro che nel 2017 era stata comminata contro il gruppo di Jeff Bezos: la sanzione è stata ora annullata dopo il ricorso perché non è stato ravvisato un “vantaggio selettivo” in favore della sede Amazon in Lussemburgo. Per molti versi la decisione è simile a quella relativa ai rapporti tra Apple e l’Irlanda, aspetto che mette come minimo l’UE di fronte allo specchio per capire come l’Unione possa permettere che alcuni dei propri Paesi possano rappresentare una minaccia così grande agli introiti di tutto il continente.
Ci si sta muovendo ora alla ricerca di nuove strategie di tassazione ed una “Digital Tax” coordinata a livello internazionale potrebbe creare una scappatoia che metterebbe d’accordo Europa e Stati Uniti. Quantomeno, rappresenterebbe un passo in avanti rispetto agli attuali sistemi di scatole cinesi che consentono alle Big Tech di veicolare gli introiti verso sedi che solitamente hanno i conti in passivo e dove la tassazione non riesce ad addentare i fatturati. Nulla di illecito, a dirlo è anche la Corte Europea. Per la seconda volta, per giunta.