Bitcoin, le due facce della moneta

Bitcoin, le due facce della moneta

La criptovaluta verso il fork. Due sviluppatori sfidano i miners ad adottare una nuova versione che permetterebbe di superare gli attuale problemi di scalabilità
La criptovaluta verso il fork. Due sviluppatori sfidano i miners ad adottare una nuova versione che permetterebbe di superare gli attuale problemi di scalabilità

Roma – La Rete Bitcoin sta finendo le sue capacità di scalabilità e la strategia da adottare per risolvere il problema è bloccata da una netta divisione interna che ha già portato ad una biforcazione del codice adottato per la criptovaluta.

Con il termine scalabilità si intende la capacità di un sistema di “crescere” in funzione delle necessità e delle disponibilità. Quanto un determinato sistema sia scalabile dipende dalla sua architettura software e hardware: quella del sistema Bitcoin ha raggiunto il suo limite naturale previsto, fattore che però rischia ora di impedire un suo ulteriore sviluppo. Al momento la rete gestisce tra le 3 e le 7 transazioni al secondo, ma già così non sono rari i blocchi: unica soluzione (per quanto poco elegante) per evitare congestioni pericolose.

Bitcoin, dunque, ha bisogno di adottare dei cambiamenti sostanziali e per superare i suoi limiti deve trovare una soluzione e approntare delle modifiche al suo codice. Tuttavia tale decisione è al momento bloccata dalla distanza che separa le fazioni interne alla community che vedono diverse possibili soluzioni tecniche al problema.

A far sentire la propria voce è in particolare il progetto Bitcoin XT, guidato da Wladimir Van der Laan e dall’ex Google Mike Hearn e che si contrappone al modello attuale di gestione di Bitcoin Core. Oltre che tecnologico si tratta d’altra parte di è un problema di governance: nell’attuale modello di gestione, per apportare modifiche al codice è necessaria l’unanimità e questo impedisce, per esempio, che anche il minimo cambiamento sia portato aventi anche se solo uno degli sviluppatori – anche uno che non contribuisce più attivamente – non è d’accordo.

Per questo Hearn si dice frustrato ed ha deciso di lanciare il progetto Bitcoin XT: esso utilizzerà il tradizionale modello dell’open source, in cui il codice rappresenterà in ultima istanza le decisioni del suo maintainer e potrà – a differenza di Bitcoin Core e del suo Consensus – essere portato avanti in diverse distro. Nella pratica, i miners che decideranno di lavorare con la nuova versione di criptovaluta produrranno blocchi con un nuovo numero seriale che servirà ad indicare il supporto di un diverso modello e, come spiega Hearn, “solo quando il 75 per cento dei blocchi sarà nella nuova versione, si inizieranno a costruire blocchi più ampi che in quanto tali non potranno essere processati dagli attuali nodi Bitcoin Core”.

Se XT non riceverà tale supporto, dunque, non cambierà molto per Bitcoin: al momento Hean, che con XT ha fatto il suo esordio il 6 agosto scorso, ha dalla sua il 6,9 per cento delle parti in causa, tra borse di scambio, gestori dei pagamenti e di portafogli . Se, al contrario, dovesse riuscire ad ottenere la maggioranza qualificata, la divisione diventerebbe una realtà e solo la pratica potrà dimostrare se il nuovo codice sarà all’altezza ed il sistema Bitcoin sarà in grado di reggere il fork.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 ago 2015
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