Il tentativo di acquisizione di Qualcomm da parte di Broadcom ha incontrato un ostacolo impossibile da superare, vale a dire il “niet” ufficiale arrivato dalla Casa Bianca. Per questioni di sicurezza nazionale, Donald Trump ha deciso di bloccare l’operazione. Broadcom non ha potuto far altro che rispettare la volontà presidenziale, anche se il mercato statunitense continua a essere centrale per il futuro dell’azienda.
La corporation singaporegna stava provando da mesi a vincere le resistenze della statunitense Qualcomm per convolare a giuste nozze, e stando agli analisti un simile matrimonio avrebbe potuto avere un valore di 120 miliardi di dollari – una cifra forse mai vista nella storia delle fusioni in campo tecnologico.
Ma da un po’ di tempo a questa parte il business straniero non è molto ben visto dalle autorità di Washington , visto che Donald Trump ha più e più volte ribadito la sua volontà di “rendere di nuovo grande l’America” facendo gli interessi esclusivi dell’industria domestica a discapito degli interessi esterni.
Il divieto di Trump arriva in realtà a corollario del parere negativo sull’acquisizione già espresso dal Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS), un parere giustificato dal rischio per la sicurezza nazionale che avrebbe avuto una gestione asiatica del business dei microchip di Qualcomm.
Broadcom si era detta ben disposta a fugare ogni dubbio, arrivando persino a spostare il suo quartier generale da Singapore agli USA. Il veto di Trump pone fine a ogni tentativo di rilancio dell’operazione, con Broadcom costretta a capitolare ma ancora convinta dell’opportunità di trasferirsi negli USA vista l’importanza del mercato locale per il suo business.
Alfonso Maruccia