Candy Crush non brilla a Wall Street

Candy Crush non brilla a Wall Street

Negativo l'esordio dello sviluppatore europeo King. La prima giornata di contrattazioni si chiude con un calo in doppia cifra. Pesa probabilmente la scarsa diversificazione degli introiti
Negativo l'esordio dello sviluppatore europeo King. La prima giornata di contrattazioni si chiude con un calo in doppia cifra. Pesa probabilmente la scarsa diversificazione degli introiti

King Digital Entertainment, il publisher irlandese che ha raggiunto il successo con Candy Crush Saga, piace ai casual gamer di Facebook, ma non agli investitori della Borsa. Nel suo esordio di ieri sul mercato Stock Exchange di New York, infatti, l’azienda europea ha chiuso a 19 dollari ad azione, un meno 15,6 per cento rispetto al prezzo di esordio: il peggior esordio dell’ultimo anno .

Che il modello di business proposto dallo sviluppatore di giochi per la piattaforma del social network potesse essere apprezzato dagli analisti di Wall Street era in forte dubbio, soprattutto per i problemi già incontrati da Zynga. L’azienda californiana, infatti, nell’ultimo anno ha visto il suo fatturato registrare un calo che ha superato il 31 per cento: al di là del successo dei suoi titoli di punta ( FarmVille e Words With Friends ), Zynga ha avuto diversi problemi a stabilizzare il suo business, arrivando anche a tentare la via del gioco d’azzardo online pur di fermare l’emorragia di utenti attivi ogni giorno, passati da 72 a 39 milioni.

Così, nonostante lo sviluppatore di Candy Crush portasse in dote profitti in netta crescita rispetto agli anni precedenti, pari a 568 milioni di dollari su un fatturato di 1,88 miliardi di dollari, gli investitori non si sono lasciati convincere : d’altronde dei suoi circa 93 milioni di gamer ogni giorno, per esempio, solo il 4 per cento di loro nel dicembre 2013 sono paganti .

A pesare sul risultato a Wall Street è soprattutto un fattore: del totale del fatturato, il 78 per cento arriva proprio dall’unico Candy Crush. La mancanza di diversificazione è dunque vista come un rischio dai broker.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 27 mar 2014
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