Il Canone Rai dal 1° gennaio 2023 sarà tolto dalla bolletta. Dopo questa notizia, con recente conferma, si sono susseguite una serie di ipotesi sulle possibili e nuove modalità di incasso. La più verosimile vedrebbe il 730 come formula più accreditata per mantenere basso il livello di evasione.
Infatti, dal 2016, anno in cui il Governo Renzi decise di inserire l’abbonamento radiotelevisivo italiano nella bolletta della luce, la tassa più evasa in assoluto ha raggiunto livelli di evasione davvero molto bassi. Ora però tutto cambierà di nuovo per volontà dell’Unione Europea.
Il problema riguarda la concorrenza del mercato libero legato all’energia elettrica. Il Canone Rai in bolletta, secondo le indicazioni europee in materia, risulta essere un onere improprio. Per questo entro gennaio 2023 dovrà essere tolto e trovare una nuova collocazione.
Tra le tante ipotesi, proprio in questi giorni, alcuni hanno avanzato la possibilità di rendere il Canone Rai Regionale. In altre parole, ci sarebbe l’idea di passare l’abbonamento radiotelevisivo alle Regioni, come già succede con le province autonome di Trento e Bolzano e le Regioni a statuto speciale.
Canone Rai 2023: ecco che strada potrebbe prendere
La proposta di un Canone Rai Regionale per il 2023 è arrivata dal Corecom Veneto. Nello specifico, è stato prodotto un report a tema realizzato con la supervisione del professor Jacopo Bercelli dell’Università di Verona. In un passaggio di questo studio si legge:
La regionalizzazione dei servizi di telecomunicazione e radiotelevisivi è possibile. Esistono non solo le basi giuridiche, ma ci sono i presupposti tecnici e tecnologici.
Anche Marianna Sala, presidente del Corecom Lombardia, vede una svolta nella regionalizzazione del Canone TV, ma come conseguenza alla trasformazione interna dell’emittente pubblica nazionale stessa. In pratica, la Sala propone una Rai Regionale.
Uno dei motivi principali è la gestione economica. Attualmente “Mamma Rai” non se la sta passando bene lato guadagni. Inoltre, le sue programmazioni regionali, secondo gli ultimi dati, sono sempre più apprezzate. A dirlo sono gli indici di ascolto in forte crescita. L’idea sarebbe quella di modificare il contratto televisivo con la Rai per tutto il quinquennio 2023-2028.
Un abbonamento gestito dalla Regione
Sempre il professor Bercelli ha anche confermato che ci sarebbero tutte le basi giuridiche e normative per trasformare il Canone Rai in un’imposta gestita direttamente e, molto probabilmente, autonomamente da ciascuna Regione, non passando più dalle casse dello Stato:
Sappiamo che la Rai è un ente pubblico, per quanto organizzato come una Società per azioni. In secondo luogo – continua Bercelli – la telecomunicazione assolve a un servizio pubblico. Da ultimo, le Regioni possono attivare stante la normativa vigente contratti di servizio con la Rai. Nella storia, dal 1975 ad oggi, la regionalizzazione del sistema radiotelevisivo è stata una costante che ha affiancato il processo devolutivo e l’applicazione della sussidiarietà, sebbene non abbia trovato applicazione concreta eccezion fatta per le Regioni e Province a statuto speciale. I presupposti giuridici, comunque, ci sono e ciò che serve è la volontà di affrontare, anche attraverso la stesura di leggi regionali ad hoc, l’argomento.
La questione per ora non si pone per chi può richiedere l’esenzione dal Canone Rai che, tra l’altro, è già disponibile per l’anno 2023. Meglio precorrere i tempi se si vuole evitare di pagare questa tassa visto che a breve potrebbero arrivare novità in merito.