Apple ci ha provato, ma ha trovato il muro. Il giudice federale Amit Mehta non ha voluto sentire ragioni e ha rispedito al mittente la richiesta urgente dell’azienda di Cupertino. Apple sperava di mettere un freno al processo che potrebbe dare una bella scossa al dominio di Google nel mondo delle ricerche online, ma il tentativo è andato a vuoto.
Respinta la richiesta di Apple nel caso antitrust contro Google
Una mossa a sorpresa, quella di Apple, che ha lasciato molti osservatori perplessi. Perché Apple dovrebbe preoccuparsi delle sorti di Google? I soldi, eh già. Il contratto che permette a Google di essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi Apple avrebbe un valore di 18 miliardi di dollari l’anno. Una cifra “sostanziosa”, che spiega perché Apple sia così interessata a mantenere questo accordo.
Parole che suonano quasi come una confessione. Apple non vuole rinunciare alla sua fetta della torta, anche se questo significa schierarsi dalla parte di un (presunto) monopolista. Una posizione che stride con l’immagine di paladina della privacy e della concorrenza che ama dare di sé.
Ma il giudice Mehta non si è fatto convincere dalle argomentazioni di Apple. Nell’ordinanza con cui ha respinto la richiesta di sospensione, ha scritto che la società “non ha soddisfatto i “rigidi requisiti” per ottenere lo “straordinario sollievo di una sospensione in attesa di appello“.
In particolare, Mehta ha sottolineato che Apple “non ha stabilito una probabilità di successo nel merito” della sua istanza. Tradotto: i legali della Mela non hanno portato prove concrete dei danni certi e gravi che subirebbero se il processo andasse avanti.
Si va verso lo smembramento di Google?
E così, salvo colpi di scena, ad aprile si terrà la fase di dibattimento sulle misure correttive da imporre a Google, dopo che il colosso di Mountain View è stato giudicato colpevole di detenere un monopolio illegale sulle ricerche online.
I pubblici ministeri del Dipartimento di Giustizia hanno chiesto lo scorporo di asset cruciali come il browser Chrome e persino il sistema operativo Android. Google proverà a evitare uno smembramento, proponendo rimedi più soft come lo scioglimento dei contratti di licenza che legano a doppio filo le sue app e servizi.
Ma la strada sembra segnata. E Apple, volente o nolente, dovrà fare i conti con un futuro in cui il suo “partner” potrebbe non essere più così generoso. O addirittura scomparire dal mercato delle ricerche. Un bel grattacapo per Tim Cook e soci, che dovranno inventarsi nuovi modi per monetizzare il famoso giardino recintato. Magari puntando su un motore di ricerca tutto loro? Per ora, l’azienda di Cupertino deve incassare il no del giudice e sperare che Google se la cavi.