Caso Peppermint, Adiconsum si costituisce in giudizio

Caso Peppermint, Adiconsum si costituisce in giudizio

L'associazione dei consumatori intende dimostrare l'incostituzionalità di un articolo fondamentale della legge sul diritto d'autore
L'associazione dei consumatori intende dimostrare l'incostituzionalità di un articolo fondamentale della legge sul diritto d'autore

L’IP address, il codice che identifica univocamente l’utente che accede alla rete internet, è stato ritenuto dal Tribunale di Roma dato non interessato alla tutela della privacy. Il Tribunale ha quindi considerato lecita l’intercettazione degli indirizzi IP effettuata da parte della società svizzera Logistep su incarico della casa discografica tedesca Peppermint ai fini di tutelare l’attività commerciale legata ai diritti d’autore, ordinando agli Internet Service Provider di fornire i dati anagrafici degli utenti identificati (vedi Il caso Peppermint ). “Questa – spiega l’associazione dei consumatori Adiconsum è una chiara violazione della legge sulla privacy che come è noto è un diritto costituzionalmente garantito”.

Di conseguenza martedì 19 giugno, presso il Tribunale di Roma, Adiconsum si costituirà in giudizio “al fine – spiega – di tutelare i circa 5000 cittadini coinvolti nell’intercettazione”, per sollevare l’illegittimità costituzionale della legge sul diritto d’autore, art. 156-bis .

“Il Diritto d’autore – continua Adiconsum – non è un diritto assoluto, ma frutto della mediazione tra il diritto della libera circolazione della cultura e la giusta remunerazione della creazione dell’ingegno. Per contro, il diritto alla riservatezza è un diritto primario costituzionalmente garantito, e già la Corte si è espressa contro qualsiasi deroga o limite persino a favore delle indagini giudiziarie svolte sotto il controllo della magistratura (sent. 372 del 14/11/2006)”.

“A maggior ragione – spiega l’Associazione – non può essere concesso ad un soggetto privato svolgere indagini al fine di far valere un PRESUNTO e GENERICO valore patrimoniale”.

Adiconsum sollecita inoltre il deciso intervento del Garante della Privacy, gia intervenuto con norme rigorose contro l’uso delle telefonate indesiderate da parte dei call-center, riservandosi di adottare provvedimenti drastici in caso di mancati adempimenti: “La vicenda Peppermint – spiega Adiconsum – rappresenta una violazione della privacy ben più grave delle telefonate indesiderate”.

“Auspichiamo – conclude l’Associazione – che i diritti di privacy dei cittadini continuino ad essere considerati al di sopra dell’interessi economici di aziende che, come vediamo, non esitano ad utilizzare tutte le metodologie di intercettazione rese possibili dalle nuove tecnologie”.

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Pubblicato il
18 giu 2007
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