CEREBRO è il redditometro 2.0 per le indagini patrimoniali

CEREBRO è il redditometro 2.0 per le indagini patrimoniali

Cos'è e come funziona il sistema CEREBRO, la piattaforma investigativa approvata dal Garante Privacy per le indagini patrimoniali.
CEREBRO è il redditometro 2.0 per le indagini patrimoniali
Cos'è e come funziona il sistema CEREBRO, la piattaforma investigativa approvata dal Garante Privacy per le indagini patrimoniali.

Nella stessa comunicazione con cui il Garante Privacy ha dato il via libera alla sperimentazione che porterà ISEE e altri documenti nell’app IO, l’Autorità ha detto sì anche a CEREBRO. Di cosa si tratta? È il nuovo sistema di analisi ed elaborazione dati a supporto delle indagini patrimoniali. Una sorta di redditometro 2.0, per semplificare. L’analisi condotta ha permesso di accertare che il funzionamento è conforme alla normativa di protezione dei dati personali.

Cos’è e come funziona il sistema CEREBRO

Più nel dettaglio, CEREBRO è una piattaforma software centralizzata, strutturata in modo da svolgere il compito di strumento investigativo ritenuto di importanza fondamentale per individuare e sottrarre alla criminalità risorse illecitamente ottenute. In un documento di inizio agosto si legge che può essere impiegato per controlli su persone fisiche, giuridiche e a enti di ogni tipo. Permette di velocizzare e rendere maggiormente accurata la rappresentazione dell’effettiva situazione economica e finanziaria degli indagati o delle persone suscettibili di misure di prevenzione patrimoniali.

Come funziona? Facciamo sempre riferimento a quanto descritto dal Garante Privacy. Opera attraverso l’acquisizione di dati da fonti istituzionali esterne, cioè da altri soggetti istituzionali, e l’elaborazione dei dati acquisiti, provenienti dalle fonti istituzionali o immessi dal personale addetto al controllo. Sulla base di queste informazioni, evidenzia possibili disponibilità finanziarie e patrimoniali ritenute sproporzionate, quindi potenzialmente riconducibili ad attività illecite.

L’attenzione dell’autorità si è concentrata in particolare sul termine web scraping utilizzato dal Dipartimento della pubblica sicurezza (del Ministero dell’Interno) per descrivere le modalità di raccolta dei dati. Gli accertamenti condotti hanno permesso di confermare che non si tratta di un rastrellamento massivo e indiscriminato di informazioni personali, ma di un’estrapolazione mirata da determinate banche dati. Sul sito della Polizia di Stato sarà pubblicata a breve l’informativa con le misure predisposte affinché i diretti interessati possano esercitare i diritti di accesso, rettifica e cancellazione delle informazioni che li riguardano.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
12 set 2025
Link copiato negli appunti