Nella settimana di Sanremo, mentre l’attenzione di tutti è rivolta al palco dell’Ariston, agli ospiti internazionali e all’immancabile fuoco alimentato dal connubio sempre vincente tra polemica e share televisivo, c’è chi si interroga su come uno dei trend tecnologici più importanti dell’ultimo anno, quello legato all’esplosione dell’intelligenza artificiale generativa, possa (eventualmente) aver influito sulla kermesse più nazionalpopolare del Bel Paese. È il caso dell’avvocato Ernesto Belisario, che in un articolo su Repubblica si è posto una domanda legittima: qualcuno ha utilizzato ChatGPT per scrivere il testo della canzone da presentare in gara?
IA e musica: ChatGPT ha scritto le canzoni di Sanremo?
L’analisi proposta, nemmeno troppo velatamente provocatoria, è di certo interessante. O, almeno, lo è nella premessa. Il discorso cambia per la conclusione a cui giunge: Quello che è importante, invece, è capire che sicuramente ChatGPT e gli altri strumenti di IA generativa sono arrivati a Sanremo (e non poteva essere diversamente)
.
In che modo l’autore dell’articolo è arrivato alla sentenza? Dando tutti i testi delle 30 canzoni partecipanti in pasto a sistemi che possono essere impiegati per capire se sono stati generati dall’IA. Inizialmente, ne sono stati utilizzati tre (non è dato a sapere quali, con tutta probabilità alcuni di quelli che abbiamo elencato in un approfondimento su queste pagine). Poi, la scelta si è ridotta a uno solo, sulla base del feedback restituito esaminando un brano che Belisario ha precedentemente chiesto di scrivere a un chatbot. Insomma, riepilogando.
- È stato chiesto a ChatGPT di scrivere una canzone adatta al Festival;
- la si è sottoposta a uno strumento che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) scoprire se la stesura è stata effettuata da un autore in carne e ossa oppure da algoritmi;
- poi, se l’analisi ha restituito un risultato attendibile, si è applicato lo stesso metodo ai brani in gara.
Considerando come questi tool non possano essere definiti impeccabili dal punto di vista dell’affidabilità, quel sicuramente
ci sembra stonare.
Non si può invece che concordare sull’auspicio relativo alla trasparenza, sempre che ai destinatari finali del prodotto Festival importi davvero di quale sia la fonte di ispirazione di ciò che ascoltano.
Il regolamento di Sanremo vieta l’IA?
Detto questo, l’eventuale utilizzo di ChatGPT o di un altro chatbot sarebbe da considerare una violazione del regolamento (PDF) di Sanremo? No, almeno non in senso stretto. Tra i requisiti da rispettare ci sono, tra gli altri, il testo in lingua italiana e l’originalità (i brani devono essere inediti e, nel caso, eseguiti solo occasionalmente dal vivo in precedenza).
Con tutta probabilità, l’organizzazione del Festival si adeguerà al trend tecnologico del momento e introdurrà nuovi criteri ad hoc. C’è però un passaggio del documento a cui ci si potrebbe appigliare, un cavillo che renderebbe potenzialmente passibili di esclusione le canzoni create con l’ausilio dell’IA. È il seguente.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, non sussiste la caratteristica di canzone nuova nell’eventualità che l’insieme o la parte musicale o il testo letterario della canzone abbia generato in ogni tempo introiti… abbia già avuto in ogni tempo un impiego totale o parziale in una qualsiasi attività o
iniziativa…
In che modo questo comporterebbe una penalizzazione? Per capirlo è sufficiente fare riferimento alle dinamiche stesse che animano i chatbot, a come ChatGPT e gli altri servizi della categoria compongono i testi, pescandoli dalla loro conoscenza costituita dai modelli su cui poggiano. A loro volta, questi, sono alimentati dalle informazioni raccolte e impiegate durante la fase di addestramento, quasi inevitabilmente includendo anche quelle di altre canzoni.
Dopotutto, se in campo letterario George R.R. Martin, John Grisham e altri scrittori hanno denunciato OpenAI per aver fagocitato le loro opere, perché non potrebbe accadere lo stesso anche in ambito musicale?
Ancora, un altro punto del regolamento obbliga a presentare la fotocopia di un valido documento di identità per ognuno dei seguenti soggetti: artisti o componenti dei gruppi, legale rappresentante della casa discografica, compositori e autori. Se il testo è stato scritto da ChatGPT, sul palco di Sanremo può salire solo in due casi: o non citando l’utilizzo dell’IA (venendo dunque meno al principio di trasparenza invocato poc’anzi) o portando il chatbot all’ufficio anagrafe.