ChatGPT: la punteggiatura cambia le risposte? Un esperimento

ChatGPT: la punteggiatura cambia le risposte, un esperimento da fare

Scrivere a ChatGPT senza punteggiatura o con abbreviazioni da chat può sembrare strano, ma cambia radicalmente il tono e il tipo di risposta.
ChatGPT: la punteggiatura cambia le risposte, un esperimento da fare
Scrivere a ChatGPT senza punteggiatura o con abbreviazioni da chat può sembrare strano, ma cambia radicalmente il tono e il tipo di risposta.

Cosa succede se si scrive a ChatGPT come se si stesse mandando un messaggio veloce a un amico? Senza punti, senza virgole, magari anche con qualche errore di battitura. L’AI se ne accorge? E soprattutto, cambia il modo in cui risponde?

Scrivere agli assistenti AI senza punteggiatura può sembrare una sciocchezza, ma il modo in cui formuliamo i nostri prompt influenza profondamente le risposte che riceviamo. ChatGPT, Gemini e Claude non si limitano a ignorare gli errori di battitura: cambiano completamente approccio e tono in base al nostro stile di scrittura.

Lo stile cambia le risposte di ChatGPT

Per capire fino a che punto la punteggiatura può modificare le risposte di ChatGPT e compagnia bella, basta preparare due versioni per ogni domanda. Una scritta bene, con punteggiatura corretta e grammatica da manuale. L’altra scritta come un messaggio WhatsApp di fretta, senza punti, con errori di battitura e abbreviazioni.

L’esperimento formale vs. informale punta a capire se il chatbot di OpenAI reagisce in modo diverso in base al tono, la forma e la cura con cui viene formulata una domanda. Non solo in termini di stile nella risposta, ma anche di qualità e tipo di contenuti generati.

Ecco qualche esempio interessante:

Formale:

Mi puoi suggerire qualche idea originale per una campagna di sensibilizzazione sull’ambiente?

Informale:

idee x campagna green? tipo cose creative x salvare pianeta

Quando si usa un prompt formale, l’AI tende a ragionare in termini strutturati e strategici. Propone una serie di video educativi con dati scientifici, collaborazioni con le scuole, progetti a lungo termine. È come se attivasse la sua modalità “consulente” e pensasse in grande.

Con un approccio più spontaneo e diretto, invece, l’AI cambia completamente registro. Butta lì idee immediate e concrete: challenge sui social, meme d’impatto, gesti simbolici che possano diventare virali. È come se il tono informale la portasse a pensare più da “creativo digitale” che da stratega. In pratica, il modo in cui si formula la domanda sposta il focus dalla pianificazione strategica a quello dell’esecuzione creativa. Due cervelli diversi.

Formale:

Puoi aiutarmi a scrivere un messaggio motivazionale per un amico che ha un esame?

Informale:

devo scrivere 1 msg x amico ke ha esame aiutami pls 🙏

Anche qui cambia tutto. Il messaggio formale genera un testo ispirazionale, quasi da biglietto: “Credi in te stesso, ce la farai!” La versione informale restituisce frasi più vicine al parlato, tipo “Spacca tutto bro 💪 se sopravvivi a questo esame poi puoi affrontare tutto 😂“.

Cambia il tono, ma anche il contenuto

Quello che emerge da questi test è che il modo in cui si scrive una richiesta cambia profondamente l’intenzione percepita. Il linguaggio formale attiva risposte più strutturate e professionali. Il linguaggio informale stimola risposte più empatiche, pratiche e vicine al vissuto quotidiano.

Questo vale soprattutto per i compiti creativi: non cambia solo lo stile della risposta, ma la prospettiva da cui l’AI affronta la domanda. Come se il tono stesso fosse un prompt implicito che dice: “Parlami da esperto” oppure “Parlami da amico“.

Un aspetto interessante che emerge dai test riguarda l’uso degli emoji. Quando le richieste di suggerimenti per includevano emoticon, ad esempio:

Formale

Suggerisci attività da fare per il fine settimana

Informale

Suggerisci attività per il fine settimana ☺️

L’AI abbandona le liste categorizzate per proporre attività più spontanee e divertenti: gite improvvisate, cinema all’aperto, eventi sociali. È come se l’emoji gli dicesse “questa persona vuole divertirsi“, non “questa persona vuole organizzare il weekend in modo efficiente“.

Perché succede questo?

Gli assistenti AI sono addestrati su miliardi di testi diversi: email formali, chat informali, documenti accademici, conversazioni social. Quando riconoscono uno stile specifico, attingono probabilmente ai pattern di risposta associati a quel tipo di comunicazione.

  • Punteggiatura corretta = documenti professionali, articoli, comunicazioni formali. Quindi risponde in modo strutturato e analitico.
  • Niente punteggiatura ed errori = chat, messaggi, conversazioni informali. Quindi risponde in modo più diretto e pratico.

È un po’ come quando si parla con persone diverse: si usa un tono con il proprio capo, un altro con gli amici. L’AI ha imparato a fare la stessa cosa.

Quale stile usare?

Il modo in cui si scrive può essere uno strumento per ottenere il tipo di risposta che si vuole. È meglio usare la punteggiatura corretta quando:

  • Si vogliono analisi approfondite;
  • Si cercano informazioni strutturate;
  • Si ha bisogno di contenuti professionali;
  • Il tono deve essere formale e autorevole.

Invece, si può scrivere senza punteggiatura quando:

  • Si vogliono consigli pratici;
  • Il tono deve essere più amichevole;
  • Si ha bisogno di idee creative e spontanee;
  • Si vogliono risposte dirette senza troppi fronzoli.

La cosa più interessante è che scrivere “male” non significa ottenere risposte peggiori. Significa ottenere risposte diverse, spesso più umane e accessibili. Una scoperta sottile ma importante: anche il livello di “errori” che si fanno sembra influenzare le risposte. Qualche errore di battitura qua e là produce un effetto diverso dallo scrivere completamente senza regole. È come se l’AI riuscisse a distinguere tra la persona di fretta che fa qualche errore, e la persona che non sa scrivere. E adatta il tono di conseguenza.

Oltre la punteggiatura

Questo piccolo esperimento fa riflettere su quanto sia importante il modo in cui si comunica con l’AI. Non si tratta solo di scrivere prompt corretti, ma di creare una conversazione che produca i risultati che vogliamo. Dimostra che l’AI non è solo uno strumento di elaborazione dati, ma un sistema che interpreta il contesto comunicativo e si adatta allo stile. E questa capacità può essere sfruttata strategicamente per migliorare l’efficacia dell’interazione.

La scelta dello stile di scrittura diventa uno strumento per accedere a diverse “personalità” di ChatGPT (e non solo): l’analista professionale, il consulente pratico, l’amico che dà consigli. Non esiste quindi un modo universalmente “corretto” di comunicare con i chatbot AI. La strategia migliore dipende dall’obiettivo specifico della conversazione.

Il trucco sta nel capire che ogni approccio ha i suoi vantaggi specifici. Quando si impara a modulare il tono e lo stile delle richieste, si sblocca davvero il potenziale dell’AI. Non è più solo uno strumento, ma un partner capace di adattarsi al nostro modo di pensare, lavorare e comunicare.

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Pubblicato il
16 giu 2025
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