Chi scommette ancora sull'MPEG4?

Chi scommette ancora sull'MPEG4?

Crescono i dubbi sul destino di MPEG4, una tecnologia di compressione video nata come una promessa ma fino ad oggi frenata da problemi sulle licenze. Nel frattempo i rivali si sono moltiplicati
Crescono i dubbi sul destino di MPEG4, una tecnologia di compressione video nata come una promessa ma fino ad oggi frenata da problemi sulle licenze. Nel frattempo i rivali si sono moltiplicati


Roma – Dopo aver attraversato acque molto burrascose , il tanto agognato accordo sui termini di licenza e sul costo delle royalties della tecnologia di compressione video MPEG4 sembra finalmente in dirittura d’arrivo. Ma a questo punto, secondo molti esperti e rappresentati dell’industria, potrebbe essere troppo tardi.

Nonostante al momento del suo debutto la tecnologia MPEG4 venisse vista da una grossa fetta dell’industria come una sorta di terra promessa su cui poter fra crescere innovativi servizi di streaming, soprattutto sulle reti mobili, oggi questo standard si ritrova ad avere sulle spalle quasi quattro anni di vita, un arco di tempo durante il quale la MPEG-LA , il consorzio formato dalle società che detengono i diritti sulla tecnologia MPEG4, non è stata capace di partorire un sistema di licensing in tempi brevi e soprattutto in grado di soddisfare le richieste dell’industria.

E così, mentre l’MPEG4 sonnecchiava beato sognando glorie future, sul mercato hanno cominciato ad apparire tecnologie alternative che, come è successo di recente nel settore dell’audio compresso, promettono qualità e prestazioni pari o superiori a quelle offerte dall’ultima incarnazione della tecnologia MPEG, e spesso a prezzi più ragionevoli.

Sono diverse le tecnologie di compressione video che possono considerarsi temibili avversarie dell’MPEG4: fra questi vi è l’Advanced Video Coding dello standard H.264, propagandato come il 25% più veloce rispetto all’MPEG4; il DivX , capace di far leva sulla grande popolarità conquistata su Internet e su di un’avanzata soluzione commerciale per lo streaming on-line; l’imminente Windows Media Video 9 di Microsoft, che si troverà integrato su tutte le future versioni di Windows; la nuova generazione della collaudata tecnologia di RealNetworks, l’azienda che ancora (per poco?) domina il mercato dello steaming; i codec video VP di On2 Technologies, ritenuti notevolmente più efficienti dell’MPEG4 sulle reti a banda stretta.

Non bisogna poi dimenticare gli sforzi della Internet Streaming Media Alliance ( ISMA , un’alleanza formata da colossi del calibro di Apple, Cisco, Sun, Philips e Kasenna, per lo sviluppo di uno standard aperto per lo streaming on-line di contenuti multimediali. Sebbene inizialmente l’ISMA avesse preso in considerazione proprio l’MPEG4 come tecnologia alla base del proprio formato, dopo la diatriba sulle licenze l’associazione sembra aver cominciato a guardarsi attorno in cerca di alternative: fra le tecnologie candidate vi è proprio quella di On2 Technologies, la stessa azienda che qualche settimana fa ha annunciato un accordo con Xiph.Org Foundation per dar vita, a partire dai rispettivi codec open source VP3 (video) e Ogg Vorbis (audio), di una piattaforma multimediale aperta e libera da royalties.

Dare già per spacciato l’MPEG4 sarebbe in ogni caso un clamoroso errore. Pur con tutti i ritardi subiti, questa tecnologia gode già di un ampio supporto, sia a livello hardware che software: basti ricordare QuickTime 6, DivX e le già numerose implementazioni su chip sviluppate o in via di sviluppo per i più disparati dispositivi, fra cui set-top box, telefoni cellulari, schede per PC e sistemi per la TV digitale.

Chi emergerà vittorioso da questa colossale sfida, avrà in mano uno dei mercati più ricchi dei prossimi decenni.

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Pubblicato il
16 lug 2002
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