Con l’obiettivo di porre fine a una causa legale avviata da una class action nel 2020, Google ha accettato di distruggere i dati degli utenti raccolti senza la loro esplicita autorizzazione, durante la navigazione con la modalità Incognito di Chrome. Secondo l’accusa, il gruppo di Mountain View avrebbe effettuato un’operazione di tracciamento pur non avendone ottenuto il consenso, facendo credere che il browser non acquisisse alcuna informazione una volta attivata la funzionalità.
Browser e modalità Incognito: il caso Chrome
Più nello specifico, il dito è stato puntato nei confronti del gruppo di Mountain View per non esser stato abbastanza trasparente nello spiegare la natura di quanto collezionato, inclusi gli indirizzi dei siti Web visitati.
L’accordo siglato è stato depositato nella giornata di ieri presso una corte federale di San Francisco. Stabilisce alcuni accorgimenti che bigG si impegna a introdurre (o che ha già introdotto) nel nome di una maggiore chiarezza. Tra questi, uno prevede di mettere ben in evidenza la tipologia dei dati raccolti durante la navigazione in Incognito di Chrome. Ci sarà poi, per tutti, un’opzione dedicata alla disabilitazione dei cookie di terze parti. Si tratta di uno slide, da attivare o disattivare in un click, già presente nella versione finale, come visibile nello screenshot qui sotto.
Non sono al momento stati stabiliti indennizzi per chi ha aderito alla class action. Chiunque sarà però autorizzato a presentare un reclamo (almeno negli Stati Uniti). Per ora, sono circa 50 coloro che hanno scelto di farlo in California.
José Castañeda, portavoce di Google, ha dichiarato che la società è felice di poter eliminare vecchi dati tecnici
. Ha inoltre sottolineato che le informazioni salvate non sono mai state associate a utenti specifici. In altre parole, secondo l’azienda le cause intentate individualmente sarebbero prive di merito.
La pratica di tracciamento oggetto della causa legale, stando agli avvocati che l’hanno promossa, avrebbe preso il via nel giugno 2016.