Contrappunti.it/ Flat e ADSL, rincorretevi

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di M. Mantellini. I costi dell'accesso diminuiscono e si rimodulano e la banda larga si fa inseguire da quella stretta. Al punto che ci si inventa la mezza-banda. Si rischia di continuare a parlare di kilobit per omnia saecula saeculorum
di M. Mantellini. I costi dell'accesso diminuiscono e si rimodulano e la banda larga si fa inseguire da quella stretta. Al punto che ci si inventa la mezza-banda. Si rischia di continuare a parlare di kilobit per omnia saecula saeculorum


Roma – Vi siete chiesti perché mai oggi un accesso “a larga banda” (molto fra virgolette) costi come uno flat di buona qualità? La domanda è interessante perché il bene che si acquista dovrebbe essere nei due casi molto diverso.

Cosa pensereste se il concessionario d’auto vi proponesse l’acquisto di una Porsche o in subordine, per la stessa cifra, di una Punto? Oggi in Italia, per un centinaio di migliaia di lire al mese è possibile fornirsi di un buon accesso flat isdn o, in alternativa, di un accesso adsl fra i tanti disponibili. Facciamo qualche ipotesi per spiegare tale anomalia.

Si tratta di una tariffa di lancio per avvicinare l’utenza consumer alla banda larga? Lo escluderei, semmai è vero il contrario. Un servizio come ADSL, offerto in un regime tariffario complesso (affitto delle linee a prezzo imposto), disponibile, a dispetto di quanto più volte annunciato, solo nelle grandi aree urbane, costringe a veri e propri equilibrismi gli ISP che intendano renderlo disponibile per i propri utenti. Senza la liberalizzazione dell’ultimo miglio, ancora di là da venire, senza l’utilizzo di strutture differenti da quelle di Telecom, oggi i costi di un accesso a Internet a larga banda dovrebbero essere assai più alti degli attuali.

A riprova di questo è sufficiente dare una occhiata ai listini ADSL per l’utenza aziendale che, a fronte di una banda minima garantita, hanno costi molto più elevati. A questo aggiungiamo che, tipicamente, la dinamica dei prezzi per la connessione a Internet ha sempre mostrato, dalla sua comparsa fino da ora, una tendenza discendente costante, proporzionale al numero di sottoscrittori dei servizi.

Seconda ipotesi: è il costo degli accessi flat che è troppo alto? In parte è così, specie se ci riferiamo a ISP che forniscono servizi di qualità. E tuttavia anche la tariffa flat la si può considerare una novità, seppure l’offerta sia stata negli ultimi mesi fortemente condizionata da una domanda inattesa. Non ho dati al riguardo (credo che nessuno oggi li abbia) ma chi ha creduto nella possibilità di vendere accessi senza tariffa a tempo, ha colto nel segno ed è stato premiato dal mercato.

Fra i grandi competitori dell’accesso a Internet in Italia quanti hanno snobbato le modalità di accesso a forfait, penso a Telecom Italia e a Tiscali, oggi hanno ottime ragioni per mordersi le dita. Mentre tra i grandi ISP che si sono lanciati con convinzione nel flat solo Galactica sembra uscita senza eccessivi contraccolpi dall’adeguamento delle strutture ad una richesta inattesa mentre Libero e Wind hanno avuto qualche problema in più.

In ogni caso, in un mercato flat stabilizzato (non oggi quindi) non sarà possibile chiedere per un accesso flat di buona qualità molto di più di una cinquantina di migliaia di lire al mese, almeno se si continuerà a limitare l’accesso dalla sola rete fissa.

E ‘ “questa” ADSL allora che costa troppo poco? Forse. Potrebbe essere così per molti semplici motivi, il più importante dei quali è che si tratta di un servizio senza garanzie, e con un futuro già scritto (per lo meno nell’ipotesi di un suo eventuale successo fra gli utenti “prima” della liberalizzazione dalle ATM di Telecom). Se a questo aggiungete i costi di attivazione, la difficoltà tecnica di installazione della linea, la sua fragilità e la virtuale impossibilità di portarla in qualunque piccolo centro in tempi ragionevoli, vi accorgerete che si tratta di un’offerta poco interessante per l’utenza consumer che oggi sembra preferire un accesso ISDN che funziona “sempre” al massimo regime ad uno ADSL dalla affidabilità e dalle prospettive incerti.

Nella percezione di questo problema vanno inquadrati i gossip delle scorse settimane (poi divenuti realtà) sull’intenzione di TIN di offrire una mezza ADSL a metà del prezzo. Si tratta di una scelta commercialmente interessante ma tecnicamente di assoluta retroguardia che il maggiore provider italiano ha deciso di legare alla propria offerta di telefonia voce Teleconomy riducendo ulteriormente la velocità massima di accesso alla rete ADSL a soli 256 Kb.

Strategie commerciali a parte, resta aperto un grosso capitolo che attiene al futuro della larga banda in Italia: quello dei contenuti.

Non è chiaro a nessuno cosa sarà possibile trasportare dal server del ISP a casa dell’utente (al di fuori di questo ring i 640kb max. consentono poco o nulla e 256 niente del tutto), nè quali saranno i servizi per il navigatore di Internet che creeranno un valore aggiunto tale da consigliarli il passaggio a tale forma di accesso veloce alla rete. Una delle poche cose certe, che anche l’esperienza americana sembra indicare, è che al navigatore di Internet interessa molto marginalmente disporre di servizi di streaming simil-radiotelevisivi. La convergenza tra Internet e TV da tanti sostenuta e da tutti attesa, ancora non si vede all’orizzonte. E davvero non interesserà ADSL se ci si sposterà verso velocità minori invece che nella direzione logica di un progressivo aumento di banda.

Continuando in questa direzione, nel giro di poco tempo l’associazione fra ADSL e Internet veloce rimarrà presente solo negli entusiastici comunicati stampa delle compagnie telefoniche.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
20 nov 2000
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