Niente più controllo obbligatorio a casa per la caldaia, ma solo a distanza e ogni quattro anni (invece di due come avviene oggi). È la proposta contenuta in una bozza di decreto allo studio presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che andrebbe ad abolire il DPR 74/2013. La misura, se approvata e introdotta, interesserebbe tutti i modelli con potenza al di sotto dei 70 kW, vale a dire quasi tutti quelli di uso domestico.
Come cambierebbe il controllo della caldaia
Come avverrebbe la verifica da remoto? Semplicemente aggiornando un registro elettronico. Senza recarsi a domicilio, appunto, limitandosi a ispezionare i documenti. Non potendo mettere fisicamente le mani sull’apparecchio, però, diventa impossibile capire se è tutto in ordine e se c’è un qualche rischio per la sicurezza su cui è meglio intervenire. Si pensi ad esempio a quelli collocati internamente nelle abitazioni.
Inoltre, per farlo a distanza è necessario che la caldaia sia dotata di un apposito modulo per trasmettere le informazioni. Anche quelle di ultima generazione ne sono sprovviste e nessuno ha l’autorità necessaria per imporne l’installazione. Insomma, una misura che stando a quanto emerso presenta parecchie debolezze.
È un vero risparmio?
Il cittadino potrebbe così evitare il costo del controllo obbligatorio biennale (indicativamente tra i 50 e i 150 euro), ma senza una manutenzione ordinaria rischia di andare incontro a spese ben maggiori, sia per una bolletta più cara in caso di funzionamento non ottimale sia per le riparazioni o per la sostituzione se un problema dell’impianto è ignorato fino a provocarne un guasto irreparabile. Insomma, un risparmio immediato non è automaticamente sinonimo di convenienza.
Da non sottovalutare anche la questione relativa all’inquinamento. Una caldaia abbandonata a se stessa può produrre un quantitativo maggiore di emissioni nocive, con ripercussioni dirette sulla salute. E qui, spiazza che la proposta arrivi proprio dal Ministero dell’ambiente.