Craigslist non sa cosa pubblica

Craigslist non sa cosa pubblica

I giudici lo confermano: non solo non lo sa ma neanche è tenuto a saperlo. Gli annunci illegali sono un problema di chi li ha pubblicati e non certo del portale
I giudici lo confermano: non solo non lo sa ma neanche è tenuto a saperlo. Gli annunci illegali sono un problema di chi li ha pubblicati e non certo del portale

È sbagliato ritenere Craigslist responsabile per il contenuto di ciò che espone, anche quando le inserzioni che pubblica sembrino violare la legge . Lo ha stabilito il settimo circuito della Corte d’Appello degli Stati Uniti.

Due anni fa Craigslist, il sito di annunci che vanta qualche miliardo di visite al mese , è stato denunciato dal Chicago Lawyers’ Committee for Civil Rights Under Law – un comitato che tutela i diritti civili – perché ritenuta responsabile di aver pubblicato annunci discriminatori. Fra coloro che postavano le inserzioni c’era chi cercava collaboratori non appartenenti a minoranze, dipendenti non di giovane età o chi sottolineava che avrebbe reclutato solo personale musulmano.

Ma “non si può denunciare qualcuno solo perché il messaggio pubblicato rivela le intenzioni di terze parti di commettere azioni illegittime”, afferma il giudice Frank Easterbrook. Craigslist potrebbe eventualmente collaborare – secondo il giudice – raccogliendo i dettagli degli inserzionisti i cui annunci si siano rivelati discriminatori ed inoltrandoli alle autorità competenti, per i relativi adempimenti legali.

Anche il giudice Amy St. Eve ha evidenziato una posizione molto simile : Craigslist non è responsabile per i suoi utenti in quanto “non è autore degli annunci e non può essere trattato come responsabile delle parole degli utenti”.

Susan Best, portavoce del portalone, si dice soddisfatta della decisione della Corte, un punto fermo che sta orientando anche altri magistrati nel difficile compito di stabilire le responsabilità che un sito si assume nel pubblicare un determinato contenuto.

In una nota, la difesa di Craigslist ha dichiarato che “Mentre siamo, naturalmente, delusi della circostanza che è venuta alla luce, siamo gratificati dal fatto che la Corte ha sottolineato come gli unici responsabili ai sensi di legge della discriminazione sono da ritenersi coloro che hanno inserito i contenuti discriminatori”.

Una vicenda, dunque, probabilmente destinata a consolidare l’attuale giurisprudenza: non è la prima volta che in tribunale vengono affrontate simili questioni e, in passato, in circostanze simili, la giustizia statunitense aveva evidenziato il medesimo orientamento.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
17 mar 2008
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