Crypto-Loot, il mining di Monero alternativo a Coin-Hive

Crypto-Loot, il mining di Monero alternativo a Coin-Hive

Gli script per l'abuso della CPU dell'utente a scopo di mining si fanno sempre più diffusi, sofisticati e allettanti. Un nuovo player entra nel settore con condizioni economiche vantaggiose, anche se gli utenti non gradiscono
Gli script per l'abuso della CPU dell'utente a scopo di mining si fanno sempre più diffusi, sofisticati e allettanti. Un nuovo player entra nel settore con condizioni economiche vantaggiose, anche se gli utenti non gradiscono

All’origine c’era Coin-Hive , script JS pensato per sfruttare la CPU dell’utente nel mining di criptomonete Monero infilato tra le pagine di The Pirate Bay . Poi Coinhive si è velocemente diffuso altrove , e ora un nuovo tool promette di monetizzare gli utenti Web a condizioni economiche vantaggiose per gli admin e i gestori dei server di Rete.

Con l’arrivo di Crypto-Loot , infatti, il mining di Monero si ricopre di una patina di professionalità promettendo operazioni “silenziose e poco invadenti”, velocità e protezione da attacchi DDoS, buona documentazione e la capacità di funzionare su ogni tipo di dispositivo – sia esso desktop, laptop, tablet, cellulare, Windows, Linux, iOS o altro ancora.

Gli autori di Crypto-Loot offrono insomma un mining-come-servizio, per di più richiedendo una percentuale sui guadagni molto bassa rispetto a Coin-Hive : se quest’ultimo incassa il 30 per cento dei Monero generati, il primo intende lasciare l’88 per cento dei guadagni all’admin che incorpora lo script sul proprio server.

Iniziative come Crypto-Loot evidenziano la crescita di popolarità del mining di Monero, una criptomoneta particolarmente benvoluta nell’underground e non solo vista che ha la capacità di difendere l’anonimato dei suoi proprietari molto meglio di Bitcoin o monete concorrenti.

A guastare le ambizioni di un business come Crypto-Loot arriva però la scarsa popolarità del mining JavaScript presso gli utenti finali, che nella stragrande maggioranza dei casi (il 77 per cento in un recente mini- sondaggio di BleepingComputer ) lo considerano alla stregua di un vero e proprio malware. Non è un caso, infine, che gli antivirus per PC abbiano preso a classificare la nuova tecnologia esattamente allo stesso modo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
11 ott 2017
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