Datagate, spionaggio senza frontiere

Datagate, spionaggio senza frontiere

Non solo i governi ed i cittadini di tutto il mondo sono tra gli intercettati, ma anche l'Unicef e Médecins du Monde. E anche RSA sembra avere scheletri nell'armadio, e backdoor nei suoi algoritmi
Non solo i governi ed i cittadini di tutto il mondo sono tra gli intercettati, ma anche l'Unicef e Médecins du Monde. E anche RSA sembra avere scheletri nell'armadio, e backdoor nei suoi algoritmi

Le operazioni di spionaggio condotte con intercettazioni di massa da parte dell’intelligence statunitense e britannica non si sono fermate davanti a niente e nessuno, ma anzi sono arrivate ad interessare anche associazioni umanitarie come Médecins du Monde e l’agenzia dell’ONU Unicef. Inoltre, le spie a stelle e strisce sembrano aver avuto un alleato d’eccezione nell’azienda di sicurezza RSA pagata per adottare un algoritmo di cifratura che permettesse il controllo da parte dell’intelligence.

Secondo nuovi documenti segreti rilasciati dall’ex spia della National Security Agency (NSA) Edward Snowden, stavolta attraverso il New York Times e il tedesco Der Spiegel , infatti, l’agenzia di sicurezza statunitense insieme alla britannica GCHQ avrebbe messo sotto controllo non solo le comunicazioni dei vertici di Israele (intercettato in particolare il ministro della difesa ed il primo ministro), della Germania e della Commissione Europea (sono emersi stralci di conversazioni di Joaquin Almunia, vice presidente della Commissione Europea con responsabilità sulle politiche competitive), ma anche associazioni che operano con scopi umanitari come il programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), il suo fondo per l’infanzia (Unicef) e l’ONG francese Médecins du Monde .

Tecnicamente queste nuove intercettazioni sono il frutto del lavoro del centro di spionaggio di Bude in Cornovaglia: ampiamente finanziato dall’NSA esso si occupava della sorveglianza delle comunicazioni satellitari tra Europa ed Africa.

Inoltre, per altre sue operazioni, l’intelligence statunitense avrebbe pagato 10 milioni di dollari all’azienda di sicurezza RSA per utilizzare l’imperfetto algoritmo Dual_EC_DRBG come sistema standard per la generazione delle chiavi crittografiche del suo archivio BSafe, in modo da lasciare aperta una backdoor, sfruttabile dalle spie.

RSA, da parte sua, ha immediatamente smentito l’accusa, affermando di non aver messo a disposizione alcuna backdoor e che la scelta di Dual_EC_DRBG era legata principalmente al fatto che nel 2004 fosse in voga l’utilizzo di sistemi di cifratura basati su curve ellittiche. Inoltre spiega che, al tempo, sull’NSA non vi fosse alcun sospetto di comportamento illecito e che, anzi, era considerata come un membro affidabile della comunità di soggetti interessati a garantire un livello di sicurezza informatica elevato.

Le nuove rivelazioni, tuttavia, non hanno messo in forte imbarazzo solo RSA, ma hanno soprattutto contribuito a gettare ancora fango sull’opera di spionaggio anti-terroristico dell’intelligence a stelle strisce: oltre alle condanne politiche di istituzioni europee e nazionali, Médecins du Monde dice che nessuno dei suoi dottori ed infermieri “rappresenta in alcun modo una minaccia alla sicurezza nazionale”.

Per il momento NSA non è intervenuta sugli ultimi dettagli divulgati, ma si è limitata a riferire – presumibilmente con riferimento a precedenti rivelazioni – attraverso un proprio portavoce di non usare “le capacità di intelligence per rubare segreti commerciai di aziende straniere per conto di aziende statunitensi per aiutarle nella competizione internazionale”.

Sono altre, poi, le questioni che deve affrontare Washington: oltre a gestire gli imbarazzi diplomatici conseguenti allo scandalo, in patria sembra ora decisa a spingere sul pedale della trasparenza in risposta alle polemiche e, da ultimo, ha lasciato cadere le obiezioni alla pubblicazione delle opinioni con le quali la Corte FISA ( Foreign Intelligence Surveillance Court ) ha autorizzato la raccolta di grandi quantità di dati in possesso delle telco statunitensi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
23 dic 2013
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