DeepSeek aiuta l'esercito cinese (secondo gli USA)

DeepSeek aiuta l'esercito cinese (secondo gli USA)

Secondo gli Stati Uniti, DeepSeek starebbe collaborando attivamente con l'esercito cinese e con le operazioni di intelligence del paese.
DeepSeek aiuta l'esercito cinese (secondo gli USA)
Secondo gli Stati Uniti, DeepSeek starebbe collaborando attivamente con l'esercito cinese e con le operazioni di intelligence del paese.

La startup DeepSeek che all’inizio di quest’anno ha fatto tremare i giganti USA dell’intelligenza artificiale sta collaborando attivamente con l’esercito cinese. A riferirlo è stato un alto funzionario statunitense, rimasto anonimo, attraverso le pagine di Reuters. Questo rafforza i timori già esistenti in merito a un controllo stretto esercitato dal governo di Pechino e alle modalità di utilizzo dei dati.

La vicinanza tra DeepSeek e Pechino

Stando a quanto trapelato, il team avrebbe messo a disposizione la tecnologia sviluppata anche per operazioni di intelligence: Abbiamo capito che DeepSeek ha volontariamente fornito e probabilmente continuerà a fornire supporto alle operazioni militari e di intelligence della Cina. Questo sforzo va ben oltre l’accesso open source ai modelli di intelligenza artificiale di DeepSeek.

Inoltre, DeepSeek sarebbe riuscita ad aggirare le restrizioni sull’acquisto di semiconduttori dagli Stati Uniti, sfruttando alcune società intermediarie localizzate nel sud-est asiatico. Il riferimento è in particolare alle schede NVIDIA H100.

Tra le pratiche imputate alla startup c’è anche la condivisione con gli apparati di sorveglianza cinesi delle informazioni e delle statistiche riguardanti i suoi utenti a livello globale. Questo, secondo le normative locali, è obbligatorio ogniqualvolta il governo lo ritiene necessario.

Una startup sotto la lente di ingrandimento

Ricordiamo che DeepSeek ha sede a Hangzhou, vicino alla costa orientale della Cina. Di recente è finita nel mirino del governo USA per aver sfruttato in modo non autorizzato i dati di OpenAI durante l’addestramento dei propri modelli. Non ha rilasciato alcun commento in merito al report odierno.

Anche l’Italia ha posto in più occasioni la propria lente di ingrandimento sulla sua attività. Prima con un ban dell’applicazione a fine gennaio e nell’ultima settimana con l’avvio di un’istruttoria da parte di AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per far luce su una possibile violazione del Codice del consumo.

Fonte: Reuters
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Pubblicato il
23 giu 2025
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