Duke Nukem Forever? Non fa ridere

Duke Nukem Forever? Non fa ridere

Il videogame d'azione più chiacchierato e rimandato della storia del settore debutta sugli scaffali di tutto il mondo. La critica lo stronca mentre gli utenti del Regno Unito sembrano apprezzare
Il videogame d'azione più chiacchierato e rimandato della storia del settore debutta sugli scaffali di tutto il mondo. La critica lo stronca mentre gli utenti del Regno Unito sembrano apprezzare

Duke Nukem Forever , il videogame completato 15 anni e un mese (più spiccioli) dopo l’avvio dello sviluppo da parte di 3D Realms , ha finalmente debuttato negli store fisici e digitali di tutto il mondo. La supposta conquista del mondo da parte del “Duca” politicamente scorretto dei videogame è cominciata lo scorso 10 giugno in Europa e Giappone, proseguendo poi con la distribuzione sul mercato americano il 14 di giugno.

A completare lo sviluppo di un software d’intrattenimento che nel tempo ha rappresentato soprattutto il sinonimo di concetti come “vaporware” e “development limbo” ci ha pensato Gearbox Software, mentre i diritti di distribuzione se li è aggiudicati due anni fa 2K Games. Gearbox sostiene di aver mantenuto inalterate le scelte di design già fissate da 3D Realms, limitandosi a rifinire la “confezione” e a donare allo sparatutto in prima persona un tocco quanto più moderno era possibile.

Il risultato di questi 15 anni di attesa, rimaneggiamenti e problemi finanziari non sembra però aver sortito gli effetti migliori sul gioco : i critici hanno letteralmente stroncato Duke Nukem Forever, e l’indice Metacritic delle recensioni ondeggia da un poco meno che mediocre 50 su 100 della versione Xbox 360 a un leggermente meno drastico 63 su 100 per la versione PC.

Duke Nukem Forever è vecchio, sa di vecchio e fa rimpiangere la ricchezza di design del padre putativo degli sparatutto in prima persona Doom, dicono le recensioni, il gioco è scurrile oltre i limiti del sopportabile e i continui riferimenti a pratiche sessuali orali, feci, vibratori e altro non fanno che peggiorare il tono complessivo del titolo.

Il verdetto che molti recensori statunitensi sembrano condividere è insomma di non spendere i 60 dollari necessari per acquistare DNF, una cifra che il game più ritardato della storia evidentemente non appare valere nemmeno nei casi di astinenza da sparatutto più disperati.

Archiviato il giudizio pesantemente negativo della critica, la sorpresa per la vita commerciale del Duca potrebbe però venire dai giocatori: a pochi giorni dal debutto sul mercato britannico, DNF è già in cima alle classifiche locali avendo superando titoli sulla carta di ben altro spessore come LA Noire, Dirt 3, Brink e Portal 2.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 giu 2011
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