E ora RIAA affronti la pubblica piazza

E ora RIAA affronti la pubblica piazza

Il docente che promette di cambiare la storia dei processi intentati dall'industria dei contenuti chiede trasparenza. La invita ad accettare le telecamere in tribunale e a confrontarsi con i netizen
Il docente che promette di cambiare la storia dei processi intentati dall'industria dei contenuti chiede trasparenza. La invita ad accettare le telecamere in tribunale e a confrontarsi con i netizen

Tutti i concittadini di Joel Tenenbaum devono poter osservare come l’industria della musica agisca per difendere le proprie posizioni nei confronti di studenti e madri di famiglia , di disabili e di malati . I processi dovrebbero essere, per questo motivo, trasmessi online .

A chiedere trasparenza è il professor Charles Nesson , docente della facoltà di legge di Harvard, che con i suoi studenti sta difendendo in tribunale Joel Tenenbaum, 24enne accusato dall’industria dei contenuti di aver scaricato e messo a disposizione a mezzo P2P 7 brani musicali. L’industria pretende un milione di dollari per compensare il comportamento in cui il giovane si era intrattenuto all’età di 17 anni. Il docente e i ragazzi che difendono Tenenbaum e la sua famiglia in tribunale intendono dimostrare l’incostituzionalità delle strategie perseguite dai colossi del copyright: il fatto che si abusi dei processi civili per chiedere risarcimenti sproporzionati, il fatto che si minaccino i netizen di epiche condanne sulla base di indagini che violano la privacy del cittadino costituiscono, a parere del professore, elementi per convincere i tribunali a non accettare le argomentazioni costruite dall’industria.

La battaglia legale di Nesson e dei suoi studenti per avere risonanza deve essere combattuta alla luce del sole . Per questo motivo Nesson reclama trasparenza e chiede che ci siano delle telecamere a catturare ogni istante del processo, da trasmettere online sul sito specializzato Courtroom View Network in modo che tutti possano fruirne. “Dato l’appassionato interesse delle diverse parti che stanno seguendo da vicino questo contenzioso – ha spiegato l’avvocato – e dato il potenziale valore di questo caso in termini di apprendimento a favore di una vasta platea di pubblico, potrebbe rappresentare l’occasione ideale in cui la decisione del giudice venga presa ammettendo Internet in aula”.

Sarebbe un’occasione, aggiunge una studentessa del team di Nesson, “per proiettare i nativi digitali in ambienti a cui tradizionalmente non hanno mai potuto accedere, per sfidare abitudini antiquate che ancora devono adeguarsi a quanto avviene nel 21esimo secolo”. Sarebbe un’occasione per dimostrare ai netizen cosa accade nel corso dei processi che potrebbero vederli opposti ai detentori dei diritti, sarebbe un’occasione, in caso di successo, di conferire la massima rilevanza ad un caso che potrebbe segnare un spartiacque nel panorama della annosa battaglia fra le esigenze dei cittadini della rete e colossi dell’intrattenimento che stentano a reinventarsi . Sono le stesse motivazioni per cui il gruppo di legali capitanato da Nesson ha chiesto, ottenuto e reso pubblici in rete gli atti del processo condotto dalle etichette contro Jammie Thomas , con il quale la giovane donna era stata condannata a pagare 220mila dollari per aver messo a disposizione una manciata di brani musicali senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti.

“L’accesso a questo contenzioso – argomenta la difesa nella mozione presentata al giudice incaricato di valutare il caso – consentirà ad un pubblico interessato e progressivamente sempre più esperto di comprendere il funzionamento della campagna educativa promossa dalla RIAA”. Diffondere la consapevolezza dei meccanismi di amministrazione del copyright presso il pubblico, si spiega nella mozione, è l’obiettivo del Digital Deterrence Act del 1999 : “La RIAA come potrebbe opporsi alla trasmissione pubblica del processo”?

L’industria della musica ha però chiesto del tempo per meditare: entro il 13 gennaio i rappresentanti dell’industria della musica dovranno preparare un eventuale contrattacco che potrebbe consentirgli di negarsi ai riflettori della rete.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
9 gen 2009
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