RIAA: quella malata è un pirata

RIAA: quella malata è un pirata

L'iperattiva organizzazione dei discografici statunitensi trascina in tribunale una ragazza in attesa di trapianto. E ora vuole 8mila dollari per 10 brani che sarebbero stati condivisi su P2P
L'iperattiva organizzazione dei discografici statunitensi trascina in tribunale una ragazza in attesa di trapianto. E ora vuole 8mila dollari per 10 brani che sarebbero stati condivisi su P2P

Per Ciara Sauro, 19enne di Pittsburgh che vive con la madre Lisa dopo che il padre le ha abbandonate tempo addietro, la vita è più complessa di quanto non sia per tante sue coetanee: la ragazza passa una parte della sua settimana in ospedale, ed è in attesa di un trapianto a causa di una pancreatite. La famiglia è ricoperta di debiti, ma Lisa e Ciara rischiano di doversene accollare ancora dal momento che RIAA ha deciso di denunciarle per abuso di P2P.

“Non appena pensi che abbiano raggiunto il fondo, quelli di RIAA cominciano a scavare e trovano il modo di scendere ancora”, scrive l’avvocato Ray Beckerman sul suo celebre blog Recording Industry vs The People già preso di mira dalle reprimende degli avvocati delle major. Le due donne non si sono presentante davanti alla corte federale per rispondere alle accuse di aver condiviso brani “pirata” sulle reti di file sharing, ragion per cui il giudice ha emesso un “default judgement” a favore di RIAA che potrà ora passare per la cassa di casa Sauro raccogliendo gli 8.000 dollari della multa.

“Non è giusto che mi facciano questo” risponde Ciara, che nega l’addebito di aver messo in condivisione 10 brani come le major al contrario pretenderebbero. “Guadagno 8,25 dollari all’ora. Lei non può lavorare ed è molto malata. Che cosa dovrei fare?” dice la madre Lisa, che spiega l’accanimento di RIAA con le possibili abitudini internettare del marito, che avrebbe fatto quello per cui le etichette accusano la figlia al suo nuovo indirizzo.

Ora che la vicenda è diventata di pubblico dominio, a ogni modo, la famiglia Sauro si è guadagnata l’interesse dell’avvocato James Brink, che ha già dato disponibilità per rappresentarla gratuitamente in tribunale chiedendo la riapertura del caso troppo frettolosamente archiviato a favore dell’industria musicale.

Per Brink le due donne sarebbero state intimidite dai documenti legali spediti a casa dagli avvocati delle major e per questo non avrebbero adottato il comportamento corretto in casi del genere: documenti che sono “spessi 60 pagine”, dice il legale, tra l’altro “ripieni di legalese ed espressioni gergali da corporation”, non fanno che spaventare una famiglia soprattutto se già presenta criticità estreme come nel caso dei Sauro.

Parafrasando Beckerman si potrebbe infine dire che, dopo i morti, i paralitici , le bambine pre-adolescenti e le donne single da scorticare vive con risarcimenti trascendentali RIAA è passata ora agli ospedalizzati, e ci si può chiedere a questo punto quale sarà il prossimo gradino che l’organizzazione anti-P2P deciderà di scendere nella sua sempre più sconcertante (ancorché praticamente inutile ) crociata in difesa del sacro copyright . A meno che, naturalmente, qualcuno non la fermi prima una volta e per sempre .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 dic 2008
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