Esplode la cyberwar cino-taiwanese

Esplode la cyberwar cino-taiwanese

Va avanti da anni ma nelle ultime ore l'escalation ha portato a dichiarazioni forti che fanno temere il peggio. Tra minacce, defacement e cracking
Va avanti da anni ma nelle ultime ore l'escalation ha portato a dichiarazioni forti che fanno temere il peggio. Tra minacce, defacement e cracking


Taipei (Taiwan) – Un attacco coordinato e preciso, veloce quanto la pressione di un tasto. Cracker senza nome hanno nuovamente “assalito” Taiwan, rivendicando la sovranità cinese sull’isola. La cyberwar cino-taiwanese si aggrava: nel millennio digitale , gli attriti tra nazioni e visioni politiche contrastanti possono infiammarsi in conflitti informatici .

Il governo autonomo, che da sempre rivendica l’autonomia da Pechino, che invece considera ancora oggi Taiwan una propria provincia, lancia l’allarme: “è una dichiarazione di guerra telematica” .

Nel giro di poche ore, il sito del partito di maggioranza dell’isola è stato violato ripetutamente.
Un primo assalto è risultato nel defacement della homepage: sono state pubblicate immagini che inneggiano allo spirito nazionalistico cinese, accompagnate da fotomontaggi del presidente democraticamente eletto, Chen Shuibian. Una firma ambigua è l’unica traccia lasciata dagli ignoti responsabili, scritta in lingua mandarina: sono fiero di essere Cinese, un veterano cinese . Nel mese di maggio, anche il sito dell’opposizione parlamentare (rappresentata dal partito Kuomintang) venne colpito in maniera del tutto simile.

Ma non finisce qui : la situazione è ulteriormente precipitata, mettendo a repentaglio l’integrità nazionale taiwanese. Infatti, dopo il defacement, gli stessi assaltatori informatici hanno violato il database presidenziale. Sarebbero stati rubati degli importanti documenti governativi , che riguardano le negoziazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, partner privilegiato di Taiwan, ed informazioni riservate sull’attività presidenziale.

Shuibian, specialmente dopo la forte riconferma elettorale dello scorso marzo, è nel mirino delle autorità cinesi. Il governo di Pechino ancora una volta vorrebbe occupare l’isola e, evidentemente con ogni mezzo, preme per convincere la popolazione taiwanese a “tornare con la patria”. Come noto, la Cina comunista non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Taiwan, acquisita nel 1949 dopo una dura guerra civile.

Già da tempo i preparatissimi cracker cinesi hanno sferrato attacchi ai sistemi informatici di Taiwan, forti del nazionalismo esasperato che “legittima” le loro azioni. I conflitti reali acquisiscono così una dimensione digitale “a misura di rete” dove le armi sono software tool di sfondamento.

Il generale prussiano Karl von Clausewitz , fine stratega, sosteneva che “la guerra è la continuazione della politica, condotta con altri mezzi”. Una tesi che si può applicare persino all’incerto futuro di un’umanità sempre più digitale e ad una Cina che non è mai sembrata disponibile a riconoscere l’alterità del popolo taiwanese.
(Tommaso Lombardi)

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Pubblicato il 23 giu 2004
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