Il futuro di SPID, l’adozione di IT-Wallet nell’app IO, le prospettive europee legate all’identità digitale. Sono alcuni dei temi trattati nel convegno “Identity wallet: futuro prossimo o visione lontana?”, in scena oggi e organizzato dall’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano.
Gli italiani e l’identità digitale
Alcuni dei dati presentati durante l’incontro sono stati anticipati da Il Sole 24 Ore. Numeri che vale la pena riportare, interessanti per capire come l’Italia e l’Europa stanno approcciando il passaggio a una gestione prevalentemente digitale e smaterializzata dell’identità. Il nostro paese, ad esempio, sembra più pronto di altri ad accogliere EUDI Wallet (EU Digital Identity Wallet). Il 56% degli intervistati si è dichiarato molto interessato, il 26% neutrale e il 18% invece contrario. Il 49% vorrebbe uno strumento erogato da un governo o da un ente pubblico e non da una realtà privata.
I numeri di IT-Wallet nell’app IO
Questa predisposizione, se così la si può definire, è da attribuire almeno in parte alla confidenza che gli italiani hanno già avuto modo di acquisire nell’ultimo anno con Documenti su IO, la funzionalità dell’applicazione che per ora ha fatto registrare 7 milioni di attivazioni. Ricordiamo che a patente di guida, tessera sanitaria e carta della disabilità si aggiungeranno presto ISEE e altro.
SPID, CIE e l’applicazione CieID
In apertura abbiamo citato SPID, che si trova in bilico tra una diffusione ormai capillare (41,6 milioni le credenziali rilasciate) e un futuro incerto, con il rischio di essere reso a pagamento per buona parte dei cittadini. La sua presenza ha raggiunto l’82% della popolazione maggiorenne (+1,7% nei primi nove mesi dell’anno). Il governo ha manifestato più volte la volontà di rimpiazzarlo con la carta di identità elettronica: fin qui ne sono state emesse 56,5 milioni, quelle in corso di validità sono 48,4 milioni. Cresce anche l’utilizzo dell’applicazione collegata CieID, con un +48% rispetto al 2024.
Il portafoglio digitale europeo nel 2026
Guardando avanti, come da tabella di marcia, il 2026 sarà l’anno in cui il portafoglio digitale europeo abbandonerà la fase di sperimentazione per dare il via all’adozione. Come si può facilmente immaginare, sarà graduale e richiederà tempo. I punti fermi su cui lavorare sono quelli dell’interoperabilità e della conformità al regolamento eIDAS 2.0 che fissa le modalità operative per garantire un’adeguata sicurezza.