Facebook: i Conservatori, le bufale e le soluzioni

Facebook: i Conservatori, le bufale e le soluzioni

Secondo indiscrezioni, il social network avrebbe bloccato un aggiornamento tecnico per agire sulle news false per paura di possibile critiche da parte dei Repubblicani. E così vince lo status quo, mentre le soluzioni alternative si moltiplicano, anche con l'aiuto di Google
Secondo indiscrezioni, il social network avrebbe bloccato un aggiornamento tecnico per agire sulle news false per paura di possibile critiche da parte dei Repubblicani. E così vince lo status quo, mentre le soluzioni alternative si moltiplicano, anche con l'aiuto di Google

La qualità dei contenuti condivisi su Facebook rimane d’attualità: l’ultimo aggiornamento previsto dal social network per affrontare la questione sembra essere stato bocciato con motivazioni che non hanno nulla a che vedere con eventuali problemi tecnici, ma con considerazioni di natura politica.

La questione, diventata già politica con le analisi che hanno associato le notizie, propagandistiche o vere e proprie bufale, che circolano su Facebook con la vittoria a sorpresa del candidato repubblicano Donald Trump, è quella legata alle notizie cattura-clic e alle altre bufale che sul social network trovano terreno fertile, finendo per prosperare col megafono nelle continue condivisioni.

Lo stesso Mark Zuckerberg, pur difendendo la propria creatura, aveva sostenuto l’impegno del social network in blu nel migliorare la qualità dei contenuti condivisi online: da ultimo ha scelto di farlo attaccandone i profitti. Seguendo a ruota l’esempio di Google, che promette di eliminare dal suo servizio di advertising i siti che fioriscono sul click-baiting, il social network ha aggiornato il linguaggio del suo Audience Network policy promettendo di non offrire pubblicità ai siti che mostrano contenuti illegali o forvianti, compresi esplicitamente quelli specializzati in bufale.

Tuttavia, secondo indiscrezioni raccolte da Gizmodo , Facebook stava lavorando ad una nuova soluzione tecnica al problema già da prima che le elezioni finissero, addirittura dallo scorso Maggio, e avrebbe sviluppato già allora una nuova versione del News Feed con algoritmi per identificare le bufale e le altre notizie false.

Tuttavia, secondo le stesse fonti che sembrano essere costituite da un gruppo di dipendenti ribelli di Facebook che vorrebbero idealmente combattere l’attuale posizione del social network rispetto alla comunicazione soprattutto politica, tale aggiornamento avrebbe potuto avere un impatto maggiore sui siti di notizie legati ai Repubblicani , che sarebbero finiti in una posizione svantaggiata nelle timeline degli utenti. Per questo motivo l’aggiornamento sarebbe stato accantonato dal social network per paura di eventuali critiche di influenza politica. Le stesse che, ironia della sorte, ora si ritrova a controbattere.
Come d’altronde riferisce una statistica condotta da BuzzFeed lo scorso anno, i siti di notizie posizionati a destra pubblicano notizie false o forvianti nel 38 per cento dei casi, quelle di sinistra “solo” nel 20 per cento.

Insomma, riferisce la fonte di Gizmodo , lo strumento per eliminare le bufale esiste, ma “sarebbe troppa la paura di infastidire i conservatori” e spiazzare ulteriormente gli utenti dopo la recente modifica dei Trending Topics.

Facebook ha immediatamente risposto alle accuse, riferendo di “non aver mai bloccato modifiche al News Feed per il loro presunto impatto politico. Lavoriamo per rendere la timeline più informativa e significativa”

D’altra parte, sembra assodato che Facebook abbia trovato un metodo per individuare notizie false : il social network ospita numerosi commenti con cui gli utenti segnalano a chi condivide che le notizie sono false e spesso vengono postati anche link a siti di debunking. D’altra parte, quello di agire sulle notizie forvianti, non sembra un compito impossibile: durante un’hackathon all’Università di Princeton quattro studenti hanno sviluppato per esempio un’ estensione Chrome basata su un algoritmo che promette di distinguere le notizie vere dalle false, lavorando sul concetto di reputazione dei siti Web .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 15 nov 2016
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