FBI: attenzione allo scam aziendale

FBI: attenzione allo scam aziendale

Secondo le autorità a stelle e strisce i truffatori hanno imparato a spacciarsi per capi e manager. E così racimolano denari continuando ad ingannare le aziende e i loro dipendenti
Secondo le autorità a stelle e strisce i truffatori hanno imparato a spacciarsi per capi e manager. E così racimolano denari continuando ad ingannare le aziende e i loro dipendenti

Secondo l’FBI gli scammer negli ultimi tre anni avrebbero sottratto 3,1 miliardi di dollari a migliaia di aziende di tutto il mondo spacciandosi per top manager.

Nel dettaglio, secondo quanto riferiscono le autorità, gli scammer si farebbero passare per vertici aziendali e come tali invierebbero email ai dipendenti responsabili delle informazioni finanziarie sensibili, chiedendo loro pagamenti e dati da utilizzare per portare a termine le operazioni truffaldine.

L’FBI, che già in passato aveva inviato alle aziende un avvertimento specifico su questo tipo di attacco, spiega che spesso muove da un accesso alle email aziendali, attraverso cui i truffatori ottengono le informazioni necessarie per dare il via ad un estensivo uso di ingegneria sociale per carpire il nome del CEO e delle altre figure essenziali dell’azienda e al contempo comprendere il linguaggio specifico dell’ufficio designato obiettivo del tentativo di scam. In una variante dell’attacco, poi, “gli scammer registrano un nome a dominio simile (con magari un typo all’interno, ndr ) e su di esso stabiliscono un servizio email da cui inviare i messaggi con cui si spacciano per il vertice aziendale”.

In questo modo i truffatori avrebbero finito per far cadere nella rete 22.143 vittime dal 2013 ad oggi, per un bottino totale di circa 3,1 miliardi di dollari, 916 milioni di dollari solo negli USA, con una perdita compresa tra i 25mila e i 75mila dollari ad azienda, denari trasferiti in 79 paesi del mondo, per la maggior parte verso conti asiatici, localizzati in Cina e a Hong Kong.

Secondo le stime dell’FBI il rischio sarebbe cresciuto del 270 per cento da gennaio di quest’anno , sia negli Stati Uniti che negli altri paesi.
Vittime sarebbero spesso le aziende che lavorano con controparti straniere e quindi operano con pagamenti internazionali.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 20 giu 2016
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