File sharing, i genitori non sono responsabili

File sharing, i genitori non sono responsabili

Una coppia tedesca è stata liberata dalla morsa dell'industria musicale, accusata di non aver evitato i download del figlio di 13 anni. La Corte Federale: averlo avvertito basta
Una coppia tedesca è stata liberata dalla morsa dell'industria musicale, accusata di non aver evitato i download del figlio di 13 anni. La Corte Federale: averlo avvertito basta

Cosa succede se un qualsiasi membro della famiglia scarica contenuti illeciti all’insaputa del titolare dell’abbonamento alla fornitura di connettività? Nell’impianto legislativo tedesco, quest’ultimo è quasi sempre ritenuto responsabile delle condivisioni in violazione del copyright , così come accade nelle citazioni di massa avviate dai colossi dell’ entertainment in terra statunitense, e in linea generale nelle disposizioni della dottrina Sarkozy .

Un giudice della Corte Federale tedesca di Karlsruhe ha però stabilito un principio che potrebbe rovesciare questo rigido assunto della responsabilità oggettiva. Una coppia di genitori è stata infatti liberata dalle grinfie dell’industria musicale locale, che in appello chiedeva oltre 5mila euro per la condivisione di 15 brani – 200 euro a brano, più 2mila euro di spese legali – sulle reti di file sharing Bearshare e Morpheus.

Padre e madre non avevano mai scaricato nulla, e infatti sotto l’egida dell’indirizzo IP incriminato agiva il figlio di appena 13 anni. In primo e secondo grado, i giudici teutonici avevano sottolineato come i due genitori non si fossero adoperati a sufficienza per prevenire lo scaricamento illecito , dunque risultando responsabili in maniera diretta delle condivisioni su Bearshare e Morpheus.

Diversa l’opinione della coppia, che avrebbe sempre spiegato al ragazzino l’illegalità di certe operazioni. La Corte Federale ha ora annullato la condanna in appello e fatto cadere il caso: non ci sarebbero “motivi ragionevoli” per stabilire che i due genitori fossero a conoscenza delle attività online . Aver raccomandato di non farlo mai rappresenterebbe un’azione di parental control nella condivisione dei file illeciti.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
16 nov 2012
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