File sharing, la guerra delle leggi

File sharing, la guerra delle leggi

In Nuova Zelanda l'opposizione rema contro le disconnessioni. Nel Regno Unito si parla di un nuovo paragrafo che limiti il blocco dei siti web. E il dibattito sulla lotta al P2P illegale si fa sempre più acceso
In Nuova Zelanda l'opposizione rema contro le disconnessioni. Nel Regno Unito si parla di un nuovo paragrafo che limiti il blocco dei siti web. E il dibattito sulla lotta al P2P illegale si fa sempre più acceso

Ha espresso il suo supporto al Copyright Infringement File Sharing Amendment Bill , il disegno di legge che il governo della Nuova Zelanda vorrebbe al più presto introdurre per combattere lo sharing selvaggio. Ma il Labour Party – attualmente all’opposizione – ha anche mostrato il più deciso scetticismo nei confronti della possibilità concreta di tagliar fuori dalla Rete i netizen in terra kiwi.

Si tratta di un’inversione di tendenza per i laburisti neozelandesi, che in precedenza avevano appoggiato l’implementazione di un regime come quello dei cosiddetti three-strike . L’estrema misura delle disconnessioni a carico degli utenti non sarebbe praticabile , almeno stando a quanto dichiarato da un portavoce del Labour Party .

La soluzione dei tre colpi sarebbe dunque inefficace, oltre che un rischio per la stessa integrità del principio di libero accesso alla rete a tutela di ogni netizen. Aumentano così le divisioni sulla nota sezione 92A del nuovo disegno di legge neozelandese sul copyright, che attualmente prevede la chiusura degli account a seguito della decisione di un tribunale.

E di sezioni di legge si è discusso anche nel Regno Unito, dove prosegue l’acceso dibattito sull’introduzione del Digital Economy Bill , strumento cardine della cura Mandelson al file sharing illecito. Stando a quanto riportato da alcune fonti , potrebbe arrivare ad una seconda lettura una versione rivisitata della specifica parte in cui si dovrebbero mettere in pratica misure come il blocco di certi siti web.

Quello che diventerebbe il paragrafo 18 del Digital Economy Bill darebbe in pratica la facoltà ai giudici britannici di emanare ingiunzioni nei confronti degli ISP, per ordinare il blocco dei siti. Fino a qui, nulla di nuovo. Ma sarebbero emerse alcune condizioni perché questo avvenga, tra cui l’autorizzazione a procedere da parte del Parlamento .

Le eventuali ingiunzioni dovrebbero poi applicarsi solo a spazi online il cui materiale sia in larga parte in violazione del diritto d’autore . Tenendo anche ben a mente tutti gli eventuali passi compiuti dai rispettivi gestori per eliminare i contenuti negligenti. Inoltre, le corti britanniche dovrebbero considerare l’impatto che la chiusura dei siti avrebbe sia sulla libertà d’espressione che sulle attività di business dei responsabili.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
1 apr 2010
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