Washington (USA) – Si chiama Stuart Madnick il professore del Massachussets Institute of Technology che ha offerto a Microsoft la propria testimonianza per la difesa nel procedimento antitrust e che ha sostenuto le tesi già espresse dall’azienda e dai suoi massimi vertici, Bill Gates e Steve Ballmer.
Secondo Madnick, che si occupa specificamente di tecnologia dell’informazione, una versione “ridotta” di Windows come quella richiesta dall’accusa non avrebbe senso né per Microsoft, né per i suoi competitor, né per il mercato.
Madnick sostiene infatti che le risorse impiegate per realizzare un “Windows leggero” dovrebbero essere sottratte a quelle utilizzate per innovare Windows. Contestualmente i consumatori si troverebbero con un software incompleto con la conseguenza di una confusione generale negli utenti e tra gli sviluppatori. Inoltre non ne beneficerebbero proprio le aziende che attraverso Windows diffondono i prodotti che su quella piattaforma possono essere installati e distribuiti.
“I beneficiari di quanto richiesto dagli Stati dell’accusa – ha spiegato il professore – sarebbero le stesse aziende che appoggiano il procedimento, cioè i competitor di Microsoft. Il loro massimo vantaggio immediato arriverebbe dalle diminuite performance di Windows”.
Simili tesi sono state espresse nei giorni scorsi proprio dal chairman Microsoft, Bill Gates.