Sembra aprirsi un nuovo capitolo nella saga che vede come protagoniste Apple e le fabbriche cinesi di Foxconn : secondo un report pubblicato dal New York Times , i vertici di Cupertino e i responsabili di Foxconn avrebbero raggiunto un accordo che prevede l’accrescimento dei salari per gli operai e la riduzione degli orari di lavoro.
Le nuove disposizioni dovrebbero essere effettive a partire dal prossimo anno e saranno accompagnate dall’installazione di sedie più comode sulle postazioni di lavoro e sistemi automatici di spegnimento delle macchine. Secondo i termini del nuovo accordo , dunque, a partire dal luglio 2013 nessun lavoratore dovrà superare la media di 49 ore di lavoro a settimana , in ottemperanza alle leggi cinesi, mentre tutti gli operai avranno diritto a ricevere una retribuzione maggiore rispetto a quella corrente .
Le nuove disposizioni previste per l’organizzazione delle fabbriche derivano evidentemente dalle recenti indagini condotte dalle associazioni per la tutela degli interessi dei lavoratori, secondo cui i presunti miglioramenti delle condizioni negli stabilimenti di Foxconn sarebbero stati annullati dall’intensificazione della produzione seguita al lancio sul mercato di iPhone 5 .
Secondo le informazioni trasmesse dal quotidiano statunitense, il CEO di Foxconn, Terry Guo, starebbe svolgendo un ruolo di primo piano nel processo che porterebbe all’acquisizione di maggiori diritti da parte dei lavoratori, nonostante, in passato, avesse opposto non poche resistenze a tali richieste. Un percorso che, tuttavia, appare segnato anche da apparenti paradossi, primo fra tutti la presunta opposizione di alcuni lavoratori alla previsione di un tetto massimo di ore di lavoro.
Come già accaduto in passato , si tratta ora di verificare se le misure annunciate saranno effettivamente operative, un dubbio che avanzano in molti , soprattutto se si considerano le ripetute infrazioni relative all’orario di lavoro e alla presenza di minori sulle linee di assemblaggio. A tal proposito, sarà anche interessante osservare il comportamento di Apple , azienda che ora appare oscillare tra due inevitabili imperativi: da un lato la necessità di far corrispondere i principi dettati dalla responsabilità sociale di impresa e lo stato reale della manodopera, dall’altro l’intenzione di riportare negli Stati Uniti la produzione di alcuni prodotti dell’azienda.
Cristina Sciannamblo