Frequenze, Internet mangerà la televisione

Frequenze, Internet mangerà la televisione

Questa la visione che spinge il senatore Kerry a chiedere più frequenze per i servizi broad band, anche a scapito di quelli televisivi. Ma i network TV si oppongono: temono il crescente mercato dell'IPTV
Questa la visione che spinge il senatore Kerry a chiedere più frequenze per i servizi broad band, anche a scapito di quelli televisivi. Ma i network TV si oppongono: temono il crescente mercato dell'IPTV


Washington (USA) – La crescita del numero degli utenti Web statunitensi si sarà anche fermata ma il dibattito sul perché la rete negli USA abbia smesso di crescere è quanto mai vivace. E si accentra sempre di più su banda larga e frequenze.

Ad alzare i toni della polemica è stato il celebre senatore democratico John Kerry, secondo cui Bush non riuscirà a rendere disponbiili entro il 2007, come invece aveva promesso, accessi broadband su tutto il territorio statunitense.

“Malgrado la promessa di copertura totale di banda larga siamo ancora in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia. Solo il 40% delle famiglie ha la possibilità di accedere alla Rete con tecnologie broadband”, ha dichiarato Kerry di fronte al Senate Commerce Committee . “Sembra incredibile, ma la Federal Communications Commission ( FCC ) non ha ancora emanato una regolamentazione che potrebbe risolvere la questione”.

Kerry spinge per una revisione del piano delle frequenze e manda avanti un progetto di legge per l’utilizzo delle frequenze TV non ancora sfruttate o non sfruttate appieno. “Questo spettro di frequenze permetterebbe di attivare servizi wireless broadband, magari basati su tecnologia WiMax, nelle aree rurali o comunque in tutte quelle non dotate di reti fisiche”, ha dichiarato Kevin Kahn, direttore del Communication Technology Laboratory di Intel .

Le frequenze ancora non utilizzate, però, fanno gola anche ai broadcaster, concentrati ormai sull’implementazione dei futuri servizi di televisione digitale. “Dove è possibile siamo d’accordo all’utilizzo di questo spettro per il broadband, non vogliamo interferire però con il diritto degli telespettatori di poter guardare i loro canali televisivi locali preferiti”, ha confermato un portavoce di FCC. “Non ci opponiamo all’innovazione, ma solo al rischio di interferenze che potrebbero impedire a 300 milioni di americani di poter guardare la televisione digitale”, ha dichiarato Dennis Wharton, portavoce della National Association of Broadcasters ( NAB ).

Sia come sia, alla fine dello scorso anno solo il 24% degli americani residenti nelle zone rurali ha utilizzato accessi broadband, contro il 39% di quelli residenti nelle zone urbane e suburbane. (Fonte: Pew Internet & American Life Project ). Un dato sconfortante che aveva convinto, nel 2004, l’ex presidente FCC Michael Powell a sposare la causa dei servizi wireless – su banda TV – a patto che non vi fossero stati effetti collaterali sulle trasmissioni in broadcasting. L’attuale presidente, Kevin Martin, però, non si è impegnato per trovare una soluzione sulle possibili interferenze fra il wireless e la TV digitale. “La nostra preoccupazione è di non avere persone che dopo aver acceso la TV si rendano conto che non funziona perché qualcuno ha attivato un suo dispositivo wireless che usa le frequenze senza licenza”, ha spiegato Wharton. “Non bisogna dimenticare, infatti, che dal 18 febbraio 2009 le licenze delle frequenze analogiche del broadcasting scadranno e ritorneranno in mano al Governo. Non si può rischiare”.

Peter Pitsch, portavoce di Intel, ha confermato che i timori della FCC e dei broadcaster sono ingiustificati, perché i trasmettitori wireless di nuova generazione sono in grado di non interferire con le trasmissioni televisive e di ridurre anche la loro potenza quando vi è bisogno.

Dando un’occhiata agli ultimi rilevamenti di Nielsen/NetRatings appare chiaro che le preoccupazioni dei network televisivi non sono solo di natura tecnica, ma anche economica. Se da una parte il numero complessivo di utenti Web non aumenta, quelli broadband sono sempre di più (circa il 60% rispetto ai dial-up), con evidenti effetti benefici nel segmento. I 95,5 milioni di surfer ad alta velocità stanno rimpolpando le casse di provider come Verizon e AT&T , capaci ormai di offrire pacchetti da 15 dollari al mese – nella maggior parte dei casi più economici di quelli dial-up. E la soddisfazione parrebbe in aumento: l’americano medio è passato dalle 25,5 ore al mese di navigazione online del 2003 alle attuali 30 ore.

Un pericolo, insomma, per la televisione tradizionale. Già, perché fanno eco i dati del successo delle piattaforme video online come MSN Video , YouTube e Google Video . MSN Video, rispetto ai primi mesi 2005, ha aumentato il numero di utenti del 44% toccando quota 9,3 milioni di visitatori. YouTube viaggia sui 9 milioni di visitatori; Google Video sfiora i 6,2 milioni. “I media tradizionali non possono che riconoscere questo successo. I broadcaster invece di lottare contro questa realtà emergente dovrebbero stabilire una relazione sinergica volta all’incremento dell’audience dei loro programmi”, ha aggiunto Gibs.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
16 mar 2006
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