Negli States bypassare le censure telematiche è divenuto una sorta di sport nazionale, e mentre l’agenzia DARPA finanzia il progetto SAFER a scopi militari, altri pensano allo scambio di informazioni tra utenti bloccati dietro filtri di stato o altro genere di controllo dall’alto. Al Georgia Tech si sono rivolti alle tecniche steganografiche per camuffare contenuti invisi al potere all’interno di popolari network sociali come Flickr, Twitter e altri.
Collage , il sistema che i ricercatori del Georgia Tech School of Computer Science presenteranno in dettaglio nel corso della prossima conferenza Usenix sulla sicurezza, impiega una serie di strumenti e procedure atte a sfuggire agli occhiuti controlli dei censori di stato – siano essi cinesi , australiani o quant’altro. È una tecnologia poco adatta alla condivisione di grandi quantità di dati, dicono gli autori dello studio, ma teoricamente sufficiente a nascondere e far circolare post di blog e messaggi testuali all’interno di una rete di dissidenti o attivisti.
Collage consta di due diversi componenti : il primo è il “vettore” del messaggio incaricato di nascondere il testo all’interno del web sociale basato su contenuti generati dagli utenti; il secondo è un meccanismo di “aggancio” che permette ai netizen interessati di raccogliere il messaggio nascosto sul web con un traffico di bit di copertura .
Alla base del sistema c’è la steganografia, una tecnica in grado di nascondere contenuti segreti all’interno di immagini o testo recentemente salita alla ribalta con la vicenda delle spie russe dormienti scovate a piede libero sul territorio statunitense. Gli utenti processano i contenuti da camuffare sul web, lasciando poi a uno strumento chiamato Selenium il compito di automatizzare i task necessari alla loro condivisione – visita delle pagine web, completamento dei form, click dei pulsanti, download.
L’utilizzo di un sistema come Collage non garantisce la totale trasparenza della condivisione carbonara nei confronti dei governi dittatoriali o delle censure di stato, avvertono i ricercatori, ma a loro dire è improbabile che gli organismi di censura si imbarchino nel blocco di una gran quantità di contenuti “legittimi” su cui il sistema basa le sue chance di successo.
Alfonso Maruccia