Google e il problema dell'oblio

Google e il problema dell'oblio

Il responsabile legale di Mountain View espone i dubbi e le difficoltà che la sua azienda sta affrontando per venire a capo della sentenza europea. Annunciato l'avvio dei lavori di un comitato consultivo
Il responsabile legale di Mountain View espone i dubbi e le difficoltà che la sua azienda sta affrontando per venire a capo della sentenza europea. Annunciato l'avvio dei lavori di un comitato consultivo

David Drummond, vicepresidente Google e responsabile delle questioni legali dell’azienda, interviene sul Guardian per spiegare il ruolo e le difficoltà che il motore di ricerca sta incontrando nel rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Europea sul diritto all’oblio. Secondo l’avvocato di Mountain View, la posizione in cui l’Europa ha messo Google è piuttosto scomoda : per questo, in mancanza di indicazioni precise, l’azienda si sta attrezzando per forgiare in autonomia delle linee guida adatte a orientare la sua azione in materia.

Secondo Drummond il punto cruciale è la salvaguardia del diritto all’informazione pur mantenendo il rispetto della privacy e della dignità degli individui : se appare inutile domandarsi cosa fare nel caso di immagini che ritraggono violenze sui minori, apologie del nazismo, contenuti palesemente pirata, ci sono invece molte zone grigie che impongono una riflessione. Ci sono tutti quei casi, e Drummond ne cita alcuni, in cui la decisione è molto difficile senza conoscere appieno il contesto: è giusto rimuovere dall’indice articoli di giornali riguardanti assassini e truffatori? Quando sarebbe giusto farlo? In due mesi casi come questi non sono mancati: 70mila richieste in 60 giorni, 250mila voci segnalate. Google ha implementato un processo sperimentale , con del personale in carne e ossa, per fare fronte a questa novità: ma di certo non è ancora in possesso di una procedura ottimale per venirne a capo.

“Tuttavia – e qui scatta la polemica nelle parole di Drummond – la Corte di Giustizia Europea ha deciso che le persone hanno il diritto di richiedere che informazioni inadeguate, irrilevanti o non più pertinenti, o eccessive siano rimosse dai risultati di ricerca che includono il loro nome. Nel decidere cosa rimuovere, i motori di ricerca devono tenere in considerazione anche il pubblico interesse”. Ma, conclude Drummond, “Questi sono, ovviamente, criteri molto vaghi e soggettivi”: con l’aggiunta del paradosso secondo cui il motore di ricerca non rientra nella disciplina della “eccezione giornalistica” e dunque deve rimuovere i link a contenuti che, invece, le testate giornalistiche possono continuare a tenere liberamente e serenamente nel proprio archivio .

La posizione di Google è quindi chiara: nel pieno rispetto delle autorità del Vecchio Continente, Mountain View ha individuato un procedimento di richiesta e rimozione del materiale dai propri indici, ma questo non esclude che l’azienda sia in totale disaccordo con quanto stabilito. Spiega Drummond: “Gli esempi che abbiamo visto finora evidenziano i difficili giudizi di valore che i motori di ricerca e la società Europea devono ora affrontare: ex politici che vogliono far rimuovere messaggi che criticano le loro politiche quando erano in carica; criminali violenti che chiedono di cancellare articoli sui loro crimini; recensioni negative su professionisti come architetti e insegnanti; commenti che la gente ha scritto (e che ora si pente di avere scritto). In ciascun caso, qualcuno vuole che siano nascoste delle informazioni, mentre altri potrebbero volerle ben visibili”.

A questo punto “La ricerca del giusto equilibrio”, come ha intitolato il suo editoriale Drummond, appare un compito complesso: Google ha deciso di appoggiarsi al consiglio e alle indicazioni che verranno da un apposito comitato consultivo da lei stessa istituito per ottenere delle indicazioni utili a dipanare le matasse più ingarbugliate e trovare il modo giusto di rispettare la decisione europea senza penalizzare i cittadini UE. Sono diversi gli stakeholder coinvolti in questo processo: ci sono Google e i motori di ricerca ( anche Bing si sta attrezzando ), ci sono i navigatori, ci sono coloro i quali chiedono la cancellazione dall’indice delle informazioni che li riguardano, e infine ci sono anche i giornali e i siti che contengono le informazioni stesse. A ciascuno di questi Mountain View deve rendere conto del proprio operato , e Google si è posta il problema di individuare il modo più appropriato per farlo.

Inaugurato anche un sito dedicato all’iniziativa : oltre ai nomi dei componenti del comitato (Eric Schmidt e lo stesso David Drummond per Google, e poi membri di authority, giornali, personaggi noti per il loro impegno nel settore: Sylvie Kauffmann, Lidia Kolucka-Zuk, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, Peggy Valcke, Luciano Floridi, Frank La Rue, José-Luis Piñar e Jimmy Wales ) e alla loro biografia, è messo a disposizione un modulo per inviare suggerimenti e indicazioni ai suoi membri. In autunno ci saranno anche delle sedute consultive pubbliche in Europa , nelle quali il comitato sentirà le parti interessate prima di produrre una relazione finale che fisserà il percorso definitivo che Google seguirà nel prosieguo.

Luca Annunziata

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
14 lug 2014
Link copiato negli appunti