Google introduce i suoi codici a barre

Google introduce i suoi codici a barre

Un'idea che nasce in oriente e arriva negli USA all'alba del terzo millennio. BigG la vuole trasformare in uno strumento pubblicitario pervasivo e offline
Un'idea che nasce in oriente e arriva negli USA all'alba del terzo millennio. BigG la vuole trasformare in uno strumento pubblicitario pervasivo e offline

Metti che stai leggendo il giornale e vedi una pubblicità che ti intriga. Che so, una vacanza ai tropici . Metti che hai giusto quei due soldi da parte per pagarti il viaggio. E metti che c’è una offerta che ti seduce con la seguente formula: prenota online e avrai il 30 per cento di sconto. Metti tutto questo e un telefonino in tasca: prendi il cellulare, ci clicchi sopra e sei sul sito. Dopo pochi minuti stai già facendo la valigia.

Un codice a barre 2D L’idea , neppure troppo originale , è venuta a Google: il suo Print Ads funziona alla grande , ma si può sempre fare di più. Per questo, nelle inserzioni che compaiono su centinaia di giornali statunitensi ora inizieranno ad apparire anche codici a barre bidimensionali (come quello in figura).

In Italia si vedono raramente, qualche volta ci sono sulle scatole delle medicine, ma altrove – soprattutto in oriente – sono molto diffusi: la loro peculiarità è la possibilità di inserire più informazioni complesse in uno spazio ridotto. Coi codici a barre normali, quelli fatti di righe, l’informazione trasferita può essere al massimo una sequenza alfanumerica: con quelli bidimensionali è possibile ad esempio fornire un indirizzo web, che tipicamente è più lungo e complesso. In Giappone, almeno fino a qualche tempo fa, i biglietti da visita degli uomini d’affari contenevano un gran quantità di dati come indirizzo, numero di telefono e altro, proprio grazie a questa codifica.

Ecco come funzionerà la nuova pubblicità secondo Mountain View. Innanzi tutto ci vuole un cellulare con fotocamera e, naturalmente, un browser. Si vede la pubblicità interessante, si prende il cellulare e si lancia un apposito software: quest’ultimo utilizza la macchina fotografica integrata per scattare una foto, e poi provvede a decodificare il barcode . In un piccolo quadratino ci possono stare un gran numero di informazioni , ma più banalmente anche un semplice indirizzo web.

A questo punto il software comunicherà l’indirizzo al browser del cellulare e, in pochi secondi, si arriverà direttamente sulla pagina desiderata . Che poi si tratti davvero di una vacanza, o di una offerta speciale per il detersivo, poco importa. La riservatezza, assicura BigG, è garantita, così come la comodità per i consumatori e i vantaggi per gli investitori.

Google non lo dice, ma ci sono un sacco di idee simpatiche che si possono mettere in pratica con questo sistema. Una per tutte, se la programmazione delle sale cinematografiche fosse abbinata a questi codici, acquistare un biglietto via cellulare sarebbe uno scherzo. Il guadagno per il consumatore non sarebbe indifferente: niente navigazioni inutili, la banda costa cara sul radiomobile, e la certezza di arrivare su pagine pensate appositamente per i piccoli schermi dei cellulari.

In passato , idee del genere non avevano preso granché piede. Che la sponsorship di Google possa risultare determinante?

Luca Annunziata

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Pubblicato il
31 gen 2008
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