È possibile che un tratto di mare cambi nome non per un capriccio della natura, ma di quello di un uomo?… Sì, in America, sì. Da lunedì il Golfo del Messico è diventato ufficialmente il Golfo d’America. E a niente sono valse le critiche del Governo messicano.
Su Google Maps il Golfo del Messico diventa Golfo d’America
Dietro questo cambio di toponimo c’è la mano di Donald Trump. Il giorno della sua inaugurazione ha firmato un ordine esecutivo per cambiare il nome del Golfo del Messico. Ma le velleità toponomastiche di Trump non si esauriscono qui. Anche il monte Denali, il più alto del Nord America e chiamato così dai nativi americani, con tornerà al suo vecchio nome di McKinley.
Google si piega, Apple resiste
Di fronte a questo diktat presidenziale, i colossi della Silicon Valley hanno reagito in modo diverso. Google ha deciso di adeguarsi, modificando il nome del golfo su Maps per gli utenti statunitensi. Una scelta in linea con le politiche dell’azienda, che in caso di dispute territoriali adatta le mappe al paese dell’utente.
Apple, invece, non ha ancora aggiornato il nome del Golfo del Messico o del Denali sulla sua app Maps. Una resistenza che potrebbe costare cara, visto che sia il CEO di Google Sundar Pichai che quello di Apple Tim Cook hanno partecipato all’inaugurazione di Trump, donando un milione di dollari a testa al fondo inaugurale.
Il Messico non ci sta: “Scriveremo a Google”
Ma c’è chi non ha preso bene questa decisione di Google. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha annunciato che invierà una lettera all’azienda per contestare la scelta di rinominare il Golfo del Messico su Maps. Una protesta che potrebbe aprire un nuovo fronte di tensione tra i due paesi, già ai ferri corti per la questione del muro al confine.
La geografia al servizio della politica
Quella che potrebbe sembrare una semplice modifica su una mappa nasconde in realtà una complessa trama di interessi geopolitici. Perché i nomi dei luoghi non sono mai neutri, ma sono il frutto di secoli di storia, di culture e di lotte di potere.
E quando un presidente decide di cambiare un nome, non sta solo ridisegnando una mappa, ma sta imponendo la sua visione del mondo. Una visione che, nel caso di Trump, sembra voler cancellare ogni traccia di diversità e di multiculturalismo, in nome di un’identità americana monolitica e trionfante.