Google fa un passo indietro su Stadia

Google fa un passo indietro su Stadia

Google chiude i centri di sviluppo per videogiochi di Stadia, ma conferma il futuro della piattaforma streaming per il cloud gaming.
Google fa un passo indietro su Stadia
Google chiude i centri di sviluppo per videogiochi di Stadia, ma conferma il futuro della piattaforma streaming per il cloud gaming.

Stadia è la piattaforma di streaming per videogiochi che Google ha sviluppato e lanciato come nuova proposta rivoluzionaria per sfidare le console tradizionali. L’anno inizia però con un passo indietro rispetto ai piani messi in piedi negli anni passati: oltre 150 sviluppatori licenziati, una intera unità smantellata, due grandi centri di sviluppo dismessi tra Los Angeles e Montreal.

Stadia, un passo indietro

Stadia rischia dunque di non mantenere le proprie promesse? No, ma per mantenerle ha la necessità di meglio focalizzare il proprio percorso di sviluppo. Per velocizzare l’arrivo sulla console di titoli di qualità, e per attirare il valore aggiunto di qualche esclusiva, il gruppo aveva infatti messo in piedi una importante unità di sviluppo interna, formata da oltre un centinaio di sviluppatori e guidata dall’asso Jade Raymond (già in Ubisoft e EA). I piani non sono però andati come il gruppo avrebbe voluto ed ora il cantiere viene smantellato.

Stadia, il controller bianco

Cancellati i piani di sviluppo, ma confermati i piani relativi a Stadia in qualità di piattaforma streaming. Interrotto lo sviluppo dei giochi, ma confermata l’offerta in abbonamento attuale. La differenza sta nel fatto che ora Google cercherà di diventare mera piattaforma di distribuzione per brand altrui, con minori frecce al proprio arco e meno esclusive da vantare. Se questo non sembra depotenziare in alcun modo le possibilità di arrivare ad un futuro di giochi in cloud, sembra tuttavia rallentare fortemente le ambizioni di Google di estromettere in breve tempo l’epopea Xbox-PlayStation: senza titoli esclusivi, infatti, sembra ben difficile che Stadia possa scalzarne il ruolo nell’immaginario collettivo.

Cosa hanno fatto Amazon Video e Netflix per cercare di imporsi? Hanno iniziato ad investire pesantemente nella produzione in proprio. Google sembra invece costretta a rinunciare a questo obiettivo, o forse a plasmarlo in altre forme: lo si capirà in divenire. Per il momento si tratta semplicemente di una rimodulazione del modello di business e dell’abbandono di una grande ambizione immediata.

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Pubblicato il
2 feb 2021
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