Google rema contro il digital divide

Google rema contro il digital divide

La risposta per fornire connettività alle zone più isolate potrebbe passare per il satellite
La risposta per fornire connettività alle zone più isolate potrebbe passare per il satellite

Da tempo Google si è dimostrata molto propensa ad affrontare sfide ritenute quasi impossibili : tra le ultime, desta particolare interesse il finanziamento effettuato dall’azienda di Mountain View ad un team di ricercatori statunitensi decisi a portare la connettività in un piccolo villaggio del Kenya.

L’esperimento, iniziato a novembre, vede come protagonisti tre giovani ingegneri della University of Michigan che grazie ai fondi ottenuti da BigG hanno installato un’ antenna satellitare in grado di ricevere connettività e di distribuirla ai (pochi) computer presenti in tutto il villaggio di Entasopia, 4mila anime, a 160 chilometri da Nairobi. Uno dei tanti luoghi in cui è disseminato il 95% di abitanti del continente afflitti dal digital divide. Il sistema è stato costruito in maniera tale da necessitare di una manutenzione pressoché minima, nonché di operare in situazioni climatiche estreme.

L’intento del progetto è quello di individuare i possibili ostacoli cui i vari provider disposti ad investire sull’Africa dovranno far fronte. Dai primi risultati, parrebbe che il modo più efficiente di distribuire la connettività sarebbe quello di costruire infrastrutture satellitari in grado di convogliare la banda e distribuirla nei vari centri. Ed è per questo motivo che il colosso di Mountain View ha deciso di investire su O3B Networks , startup che lavora per azzerare il digital divide lanciando in orbita una piccola costellazione fatta di sedici satelliti.

Nonostante ciò e nonostante il fervente entusiasmo, la realtà dei fatti potrebbe essere meno rosea di quanto ci si possa augurare: i costi di ogni singola stazione sarebbero stati stimati intorno ai 700 dollari al mese, una cifra esorbitante per numerosissime comunità rurali africane. I prezzi, comunque, sarebbero destinati a calare con l’avvento della flotta di O3B.

Di sicuro, l’arrivo della tecnologia non può che essere un modo per tentare di rilanciare le sorti dell’economia locale. Sino ad ora l’unico dispositivo elettronico capace di spingersi così lontano è stato il cellulare, che in Africa più che in altre aree è riuscito a reinventarsi in ruoli spesso inimmaginabili per lo status occidentale: bancomat , strumento da lavoro in stile Mechanical Turk , sistema di sicurezza contro le pericolose scorribande dei pachidermi sono solo alcuni di essi. Al PC non è toccata una simile fortuna: le finestre africane aperte sulla rete sono rare.

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Pubblicato il
3 feb 2009
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