Heavy user? Occhi a rischio

Heavy user? Occhi a rischio

Aumentano gli studi che indicano la pericolosità di un problema noto agli esperti del settore ma spesso trascurato proprio dagli utenti che sono più esposti. Il punto
Aumentano gli studi che indicano la pericolosità di un problema noto agli esperti del settore ma spesso trascurato proprio dagli utenti che sono più esposti. Il punto


Roma – Ormai è un dato di fatto: passare lunghe ore fissando il monitor del proprio computer, a casa o in ufficio, può causare disturbi più o meno gravi, che spesso vengono sottovalutati e si diffondono nonostante il crescente ricorso ai monitor LCD, meno dannosi di quelli “tradizionali”, con il tubo catodico.

A mettere in guardia sui rischi si moltiplicano le ricerche che evidenziano come l’utente, oltre a dover fissare il monitor per ore, sia anche spinto, a causa del ritmo di lavoro, a non prendersi cura dei propri occhi come dovrebbe. Un dato confermato nei giorni scorsi dal Congresso degli Optometristi, dove è emerso che l’88 per cento degli adulti soffre di affaticamento agli occhi nell’uso del computer, spesso per negligenza o ignoranza del problema.

Un esempio di problematiche da “stress oculare” era stato esaminato nei mesi scorsi dai ricercatori della “Ohio State University”, che avevano sottoposto un campione di 10 individui sani ad una prova che consisteva nell’osservare un punto nero sullo schermo. In molti hanno ridotto la frequenza di chiusura delle palpebre fino sole 4 volte al minuto, quando per evitare irritazioni e sensazioni di fastidio sarebbe ottimale una frequenza di 15 volte al minuto.

Per quanto riguarda gli individui che invece soffrono già di problemi alla vista si profilerebbero, secondo la “Scuola di Medicina Toho dell’Università di Tokio”, problemi ancora più gravi come il temutissimo glaucoma, una patologia che colpisce il nervo ottico e che in certi casi porta alla cecità totale.

Il problema della salvaguardia dell’occhio si sta rivelando molto delicato, e in futuro potrebbe esserlo ancora di più, se si affermeranno tecnologie come quelle che sfruttano proprio gli occhi per creare un’interfaccia utile con il computer. Esempi ce ne sono molti, come quello della svedese Tobii Technology, che sta sviluppando un apparato che permette di agire sul computer tramite una sorta di “eye-tracker”, strumento che rileva la posizione delle pupille in tempo reale.

Gli studiosi auspicano che, a fronte delle crescenti evidenze di problemi oftalmici causati da un uso errato o eccessivo degli strumenti informatici, si crei una nuova collaborazione tra industria e ambienti della ricerca perché si affermi una nuova cultura per la tutela di questi delicatissimi organi.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
3 apr 2006
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