I primi D-VHS. Ritorno alla cassetta

I primi D-VHS. Ritorno alla cassetta

Arriveranno presto i primi film in D-VHS, evoluzione digitale delle videocassette. Più che un'insidia ai DVD, appare come un formato per pochi appassionati
Arriveranno presto i primi film in D-VHS, evoluzione digitale delle videocassette. Più che un'insidia ai DVD, appare come un formato per pochi appassionati


Los Angeles (USA) – Ad oltre un anno di distanza dal rilascio delle specifiche del formato home video D-VHS (Digital-VHS), quattro studios americani (Fox, Universal, DreamWorks e Artisan) hanno annunciato il rilascio dei primi film in alta definizione nel nuovo formato partorito da JVC.

All’inizio dello scorso anno Punto Informatico dedicò un approfondito articolo al D-VHS, un formato video digitale su videocassetta sviluppato da JVC, l’inventrice di quello standard VHS che nei primi anni ’80 vinse la sua battaglia contro il Betamax di Sony.

L’annuncio dell’introduzione, sul mercato americano, dei primi film in D-VHS, ha suscitato una certa sorpresa nell’ambiente cinematografico: molti si domandano se questa tecnologia possa in qualche modo ostacolare l’ascesa del DVD, un formato che, dopo essere rimasto a lungo in sala d’attesa, è ora in piena fase di decollo.

La tecnologia di JVC integrata nei videoregistratori D-VHS, chiamata D-theater, ha dalla sua la compatibilità con le vecchie cassette VHS, il supporto del video ad alta definizione e dello standard HDTV, ed un meccanismo di protezione dalla copia che JVC definisce assai più sofisticato di quello implementato nei DVD.

Nonostante questo, e nonostante una parte dell’industria cinematografica abbia accusato il formato D-VHS di creare solo confusione nei consumatori e di intralciare il cammino del DVD, è la stessa JVC ad ammettere che il proprio formato non è pensato per competere con il media ottico.

I quattro studios che hanno adottato il D-VHS per riproporre al pubblico successi più o meno recenti come “Independence Day,” “Die Hard”, “X-Men”, “U-571” ed i primi due “Terminator”, sostengono infatti che la versione digitale del VHS è destinata a ritagliarsi una piccola nicchia di mercato e difficilmente potrà in qualche modo influenzare il mercato dei DVD.

Marsha King, vice presidente esecutivo di Warner Home Video, ritiene che il D-VHS soffra di tutte le limitazioni ereditate da un formato basato su cassetta, come ad esempio l’accesso sequenziale e l’impossibilità di aggiungere lingue addizionali e contenuti extra.

Altri hanno poi sottolineato come anche sotto il profilo della registrazione di programmi TV esistano ormai sistemi, come le set-top box TiVo, assai più facili da usare e notevolmente più efficienti.

JVC sottolinea però che il suo formato non solo mantiene la compatibilità con il passato, ma riesce a registrare, su una sola videocassetta, fino a 4 ore di filmato in alta definizione e più di 50 ore nella definizione televisiva tradizionale. Ma è proprio la sua capacità di supportare una definizione video sensibilmente superiore al formato DVD ad aver attratto l’interesse di una certa parte del mondo cinematografico.

Alcuni si domandano cosa sarebbe successo se JVC avesse aggiornato il proprio formato VHS con più tempismo: oggi il DVD avrebbe avuto la stessa diffusione? Un quesito intrigante, ma che forse non ha ormai più molto senso porsi.

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Pubblicato il
1 feb 2002
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